La Nuova Sardegna

Sassari

L’appello da viale Italia: «Finite la pista ciclabile»

di Paoletta Farina
L’appello da viale Italia: «Finite la pista ciclabile»

Con i lavori sospesi da un mese e mezzo continuano i disagi e il caos del traffico Situazioni di pericolo per pedoni e automobilisti, protestano i negozianti

03 febbraio 2016
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SASSARI. È un’unica voce quella che arriva da commercianti e abitanti di viale Italia: «Chiediamo al Comune di finire al più presto i lavori della pista ciclabile, così non si può andare avanti». La via è forse quella che ha più sofferto dall’interruzione dei cantieri, ormai risalente a metà dicembre. Anche perché tra tutte quelle coinvolte nel progetto è la più commerciale e la più trafficata a tutte le ore, considerata la presenza di due ospedali, Policlinico sassarese e Santissima Annunziata e di altri servizi, come banche e asili. I commercianti dicono di essere allo stremo e di non comprendere perché gli operai non ritornino al lavoro. I residenti si stanno abituando con rabbia a saltare scavi e scavalcare mattoni. Chi ci passa in auto e a piedi rimane sconcertato dal disordine che regna. «Non riusciamo a capire cosa stia accadendo – si chiedono i negozianti –. Ci era stato annunciato, all’apertura dei cantieri, che a fine dicembre sarebbe stato tutto pronto, e invece siamo ancora rinchiusi tra le reti arancioni, con tutti i disagi che questo sta comportando».

Da un mese e mezzo, infatti, nella via è il caos. E il caos si traduce, dice chi ci lavora, anche in un mancato introito nei registratori di cassa. Che tintinnano poco. Perché, è la protesta, «qui si è creata anche una situazione di pericolo – sottolinea nel suo negozio di ortofrutta, Antonella Pinna –. Le recinzioni di sicurezza non sono più tutte al loro posto. Addirittura ho visto automobilisti abbatterle per poter parcheggiare la macchina. I cordoli che delimitano la pista stanno diventando causa di cadute, così come gli scavi lasciati aperti sui marciapiedi».

«Sì, la situazione è davvero intollerabile – afferma Barbara Cesaraccio, che gestisce un chiosco per la vendita di fiori in piazza Marconi –. Avevamo chiesto che davanti alle attività commerciali fosse lasciato un passaggio per i clienti e questo non è avvenuto. Cosa sarebbe costato mettere qualche passerella? Mi chiedo, a questo punto, se non sarebbe stato più semplice tracciare la pista ciclabile con la segnaletica orizzontale». Per non parlare della “scomparsa” di tutti gli scarichi merci. «Comprendiamo che i lavori possano creare dei disagi, ma non ci si può imporre un aggravio di fatica – dicono alla tabaccheria Erre – . E danneggia tutti non potere disporre più di aree di carico e scarico delle merci». «Eppure l’amministrazione comunale ci aveva promesso che li avrebbe riaperti e invece siamo ancora qui ad aspettare», rincara Barbara Cesaraccio.

Il momento più temuto ogni giorno, e si verifica spesso, è quando su viale Italia si incrociano il trenino Sirio, gli autobus e le ambulanze dirette agli ospedali. Una convivenza impossibile con il cantiere e il parcheggio selvaggio.

Il sarto Piero Tedde, che in viale Italia ci abita, spezza una lancia a favore della pista ciclabile, lui che della bicicletta è un appassionato. «Un’opera importante e che una volta realizzata ci metterà a livello di tutte le altre città che da decenni hanno percorsi riservati ai ciclisti . Il punto però è che tutti i lavori pubblici dovrebbero essere eseguiti più celermente possibile». Altrimenti si alimentano malumori e proteste.

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