La Nuova Sardegna

Sassari

Dipendente vessato, quattro a giudizio

di Nadia Cossu
Dipendente vessato, quattro a giudizio

Maltrattamenti, lesioni, minacce e violenza: imputati l’ex direttore dell’ipermercato Auchan e tre capi reparto

03 febbraio 2016
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SASSARI. Aveva deciso di assistere sua moglie malata di tumore e di prendersi cura del loro figlio di 4 anni. Per questo, avvalendosi di un sacrosanto diritto, aveva usufruito dei permessi retribuiti previsti per i lavoratori dipendenti dalla legge 104. Ma quando, dopo due anni, era tornato a lavoro nell’ipermercato Auchan di Sassari, per lui era cominciato un vero e proprio calvario.

“I padroni siamo noi e devi fare quello che ti diciamo”, “non sai lavorare, sei un incapace”, “non venire a lavorare, non ci servi”, “...stai facendo affondare il reparto, due reparti vanno male perché il caporeparto è vedovo”. Sono alcune delle frasi riportate dal pm Carlo Scalas nella richiesta di rinvio a giudizio per Mauro De Luca, Roberto Sacchetta, Michele Chessa e Piero Bichiri, rispettivamente (all’epoca dei fatti tra il 2010 e il 2012) direttore, controllore di gestione, capo reparto detersivi-profumeria-parafarmacia e capo settore prodotti freschi dell’ipermercato Auchan di Sassari. Tutti ritenuti responsabili dalla Procura, a vario titolo e in concorso, dei reati di maltrattamenti, minaccia, violenza privata e lesioni ai danni di un dipendente.

È un fascicolo corposo quello del processo che proprio oggi si aprirà in tribunale davanti al giudice Teresa Castagna. Un caso dove il lato umano sembra prevalere su quello giudiziario. La presunta vittima dei maltrattamenti (assistita dall’avvocato Stefania Marras che ha preso a cuore fin dall’inizio la sua storia) ha avuto problemi di salute in seguito a questa vicenda, tanto che l’Inail – dopo aver esaminato le pratiche e visitato il paziente – aveva «concordato per una diagnosi di disturbo psicopatologico cronico grave con disturbi d’interesse multiassiale (disturbi sfera psichica fisica relazionale con sintomi di ansia e depressione)». E gli era stato riconosciuto un danno del 25%.

Il sostituto procuratore Scalas, riferendosi ai comportamenti dei quattro imputati, li aveva chiaramente definiti «atti offensivi, vessatori e discriminatori». Aggiungendo che il dipendente era stato «demansionato» e assegnato «ad attività materiali quali il rifornimento degli scaffali e del banco latticini o la pulizia degli stessi» anziché «a compiti gestionali in linea con il suo livello professionale di responsabile commerciale di primo livello».

Nella denuncia dell’uomo si parlava di «ripetuti e immotivati» cambiamenti di reparto «facendogli prestare – scriveva sempre il pubblico ministero – attività materiali senza dotarlo dei dispositivi di protezione individuale (fatto per il quale si procede in separata sede). E affidandogli attività non compatibili con il suo stato di salute (artrosi claveare e lipoma) come ad esempio l’approvvigionamento delle celle frigo e del banco latticini, nonostante il medico competente avesse certificato la limitazione al sollevamento si carichi superiori agli otto chili».

Le indagini, durate un paio d’anni, sono state svolte in maniera molto scrupolosa dai carabinieri del Nas che hanno sentito diverse persone, soprattutto colleghi di lavoro della vittima, per capire cosa accadesse di preciso all’interno dell’ipermercato. Alcuni avevano raccontato ai militari di aver assistito direttamente alle «vessazioni» da parte degli imputati nei confronti del dipendente, altri di averne solo sentito parlare. Oggi si aprirà il dibattimento e i quattro (due nel frattempo sono stati trasferiti in altre città) avranno la possibilità di difendersi dalle accuse, assistiti dai loro avvocati Renzo Cocchi e Gabriele Satta.

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