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Sassari

«Bonifiche, l’Eni dovrà farle a regola d’arte»

«Bonifiche, l’Eni dovrà farle a regola d’arte»

Parla l’assessore regionale all’Ambiente Donatella Spano: vigileremo con attenzione con l’Arpas

29 gennaio 2016
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CAGLIARI. È vero: l'Eni ci ha messo fin troppo tempo per dire sì, ma alla fine ha firmato il contratto di risarcimento danni (ambientali) per Porto Torres. Entro l'estate farà partire il cantiere delle bonifiche nella zona industriale – è una delle più inquinate in Italia insieme al Sulcis – in cui dal 1980 le sue controllate del petrolchimico hanno scaricato, nascosto e staccato il peggio dei rifiuti. Lo farà con il progetto "Nuraghe" e i 200 milioni che pagherà secondo la santissima regola: chi inquina non può darsela a gambe.

A difendere questo principio e a pretendere l'inizio dei lavori è stata la Regione, che non ha mollato la presa: dopo dieci anni, è riuscita a strappare la firma dell'Eni sull'accordo. Per fortuna, stavolta il Governo non ha girato la faccia dall'altra parte: i ministeri dell'Ambiente e quello dell'Economia – ha detto l'assessore Donatella Spano – «sono stati alleati importanti e corretti fino all'ultimo».

Messa sotto pressione, la multinazionale ha accettato anche le rigide prescrizioni imposte. Una su tutte: «La radicale e completa rimozione di tutte le sostanze pericolose» presenti in mille dei 1.200 ettari dell'area di proprietà della Syndial-Eni.

Da bonificare ci sarà molto fra "suoli e falde acquifere" nella discarica di Minciaredda e tutt'attorno. Da portar via o ripulire c'è davvero di tutto: dal benzene, cancerogeno, al cloruro di vinile, tossico, fino a rifiuti radioattivi seppure inattivi. È una pattumiera-bomba a cielo aperto che di sicuro ha provocato altrettanti disastri nel sottosuolo, come confermato dalle "caratterizzazioni" o verifiche che risalgono ormai a dieci anni fa.

«È vero – ha detto l'assessore – i tempi finora sono stati molto lunghi. Ma da quando il centrosinistra è al governo, non ci siamo limitati a prendere atto dei forti ritardi: abbiamo imposto un cambio di rotta prima e un'accelerazione poi al tavolo tecnico aperto nel 2014, era finito in stallo, con l'Eni».

Nel programma della giunta Pigliaru – ha ricordato l'assessore «le bonifiche sono una priorità e oggi abbiamo ottenuto quello che volevamo e di cui avevamo diritto». Quel diritto che è racchiuso nel progetto stralcio "Nuraghe" di cui si sa già quasi tutto. A realizzarlo sarà un'associazione temporanea d'imprese guidata dal colosso Astaldi, con nella compagine anche imprese del Sassarese. Oppure che nei lavori, oltre ai 60 impegnati da tempo per "mettere in sicurezza" il sito, altri 150 operai, in gran parte sardi, saranno assunti quando il cantiere entrerà a regime. O si sa sin da ora quali tecniche saranno utilizzate per ripulire l'area e le falde: verrà costruita una piattaforma per il trattamento della terra attraverso la «biodegradazione delle sostanze nocive con l'ossigeno e la melassa». Si sa anche quanti saranno gli anni necessari prima di dire «a Minciaredda non ci sarà più neanche mezzo barile di pece». Quattro per i terreni e almeno dieci quando l'intervento interesserà le falde. «Lavori – ha concluso l'assessore – su cui la Regione vigilerà attraverso l'Arpas e lo farà con molta attenzione com'è giusto che sia». L'Eni è avvertita: questa volta deve cominciare a lavorare da subito e dovrà farlo a regola d'arte come impone qualsiasi «giusto risarcimento». (ua)

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