La Nuova Sardegna

Sassari

Scuola di polizia a cavallo ora la chiusura è ufficiale

di Barbara Mastino
Scuola di polizia a cavallo ora la chiusura è ufficiale

Burgos, il Governo ha deciso di tenere in vita solo la struttura di Ladispoli Il territorio dovrà rinunciare a 30 posti di lavoro. Sel: «Regione assente»

24 gennaio 2016
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BURGOS. Si aspettavano novità, sviluppi, forse un miracolo - e comunque almeno un minimo accenno di intervento o almeno di interessamento da parte della Regione - in merito alla paventata chiusura della scuola di polizia a cavallo di Burgos, chiusura che invece è divenuta una realtà qualche giorno fa con la comunicazione ufficiale da parte del Governo che ha deciso di tenere aperta solo l’omologa struttura di Ladispoli.

Eppure, anche in risposta a segnalazioni e interrogazioni specifiche (l’ultima in ordine di tempo è stata, l’ennesima, del capogruppo di Sel Daniele Cocco), l’assessorato agli Enti locali, ora retto da Cristiano Erriu, aveva fornito forti rassicurazioni e preso impegni precisi su un interessamento volto a scongiurare la soppressione di una istituzione nata anni fa sotto i migliori auspici, che doveva essere foriera di sviluppo, lavoro e soprattutto di sicurezza del territorio data dalla presenza di un importante presidio dello Stato: parole al vento, portate via dalla spending review nazionale che a quanto pare sono in Sardegna non riesce a essere oggetto di deroghe. Mentre dal canto suo Sel attende risposte dai parte dei propri referenti in Parlamento, per la verità senza molte speranze, si è ormai obbligati a pensare a “cosa fare” della struttura: un dubbio emerso da tempo, esternato dai sindaci del territorio (in primo luogo dallo stesso primo cittadino di Burgos Tore Arras ma anche da altri sindaci del Goceano e dallo stesso Daniele Cocco di Sel). Già lo scorso settembre l’assessore alla programmazione Raffaele Paci aveva messo le mani avanti discutendo con gli amministratori del Goceano di una possibile riqualificazione della struttura, dando a intendere che non fosse possibile fare nulla per scongiurare la chiusura definitiva e aprendo le porte (se non invocando) un intervento dei privati che, francamente, in un momento di crisi come questo, sembra assolutamente impraticabile. «Eppure sono stati presi impegni e sono state fatte promesse – dice il capogruppo di Sel Daniele Cocco – ma allo stato attuale nulla si vede e nulla si sente. È assurdo che una notizia come questa passi assolutamente sotto silenzio in una giunta e in consiglio regionale che stanno discutendo del riordino degli enti locali e dello sviluppo delle zone interne».

Ora occorre quindi iniziare “davvero” a pensare a un riutilizzo della struttura: 24 ettari di terreno, locali in ottimo stato anche perché oggetto di costanti manutenzioni e frutto di 15 milioni di fondi pubblici spesi per la loro realizzazione, un minimo di trenta (80 se si considera l’indotto) posti di lavoro previsti. Un patrimonio che non si può sprecare o lasciar decadere.

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