La Nuova Sardegna

Sassari

Jihadisti e Arcadia, il terrorismo in aula

di Nadia Cossu
Jihadisti e Arcadia, il terrorismo in aula

Due processi della Dda in corso, chiusi i casi degli abusi edilizi al Fosso della Noce e del peculato a carico dell’ex dg dell’Asl

09 gennaio 2016
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Dalle inchieste sull’inquinamento sotto il mare e sotto la terra di Fiume Santo – che in una prima fase aveva portato anche all’arresto di due dirigenti della multinazionale E.On da parte della guardia di finanza – all’avvio dell’importante processo alla cellula olbiese di Al Quaeda. E ancora la sentenza nel processo bis sul sequestro dell’allevatore di Bonorva Titti Pinna. Poi ci sono i casi giudiziari più “cittadini” come la chiusura del lungo processo per gli abusi d’ufficio al Fosso della Noce, il procedimento contro un quarantunenne matricida di Nulvi e ancora il caso peculato che ha investito l’ex manager della Asl di Sassari Marcello Giannico. Poi la svolta in corte d’appello nell’ambito del processo sui falsi blitz antidroga e infine, per tornare ai casi giudiziari di competenza della Dda, il 2015 è stato anche l’anno delle udienze – a singhiozzo – del processo “Arcadia”, con 18 persone accusate di associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Cellula di Al Quaeda. Una Sassari blindata ha accolto, lo scorso 17 dicembre, il gruppo di presunti jihadisti che faceva capo a Sultan Wali Khan. Si tratta del quarantenne commerciante di Peshawar che secondo l’accusa avrebbe diretto la cellula italiana di Al Qaeda dalla sua casa di via Spensatello a Olbia. Il processo davanti alla Corte d’assise presieduta da Pietro Fanile si è formalmente aperto ed è stato subito rinviato al prossimo16 gennaio quando in tribunale (il processo proseguirà in un’aula in via di allestimento all’interno del carcere di Bancali) verranno conferite le perizie tecniche per lo sbobinamento di migliaia di ore di intercettazioni telefoniche e ambientali.

“Arcadia”. Diciotto persone accusate di associazione sovversiva con finalità di terrorismo e di eversio. Secondo il sostituto procuratore De Angelis, gli imputati sarebbero colpevoli «di aver promosso, costituito, organizzato, diretto e finanziato un’associazione sovversiva finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico». Prossima udienza il 22 gennaio.

Titti Pinna bis. Dopo nove ore di camera di consiglio il 4 dicembre è stata letta una sentenza che - almeno in primo grado - aggiunge altri due colpevoli per il sequestro dell’allevatore di Bonorva Titti Pinna. La corte d’assise ha condannato a 28 anni Giovanni Maria “Mimmiu” Manca, 53 anni di Nuoro ma residente a Bonorva, e a 25 Antonio Faedda, 44, di Giave. Per entrambi l’accusa di aver fatto parte del gruppo che prelevò l’ostaggio.

Fosso della Noce. Al Fosso della Noce non ci fu alcun abuso edilizio. Lo ha stabilito il tribunale di Sassari che ad aprile ha assolto con formula piena le sei persone accusate a vario titolo di falso e abuso d’ufficio. La vicenda aveva preso il via da un esposto presentato da alcuni inquilini di una palazzina di via Principessa Jolanda che si erano ritenuti danneggiati dalla costruzione di un complesso residenziale. Secondo l’accusa, inoltre, il palazzo andava demolito perché abusivo e in una zona sulla quale gravava il vincolo dell’inedificabilità assoluta.

Matricidio a Nulvi. A giugno i giudici hanno inflitto 12 anni di carcere e un periodo post penam da trascorrere in una casa di cura a Gianni Cadau, il 41enne che ad agosto del 2013 ha ucciso a Nulvi la propria madre Giovanna Serusi di 83 anni colpendola con un tronco di legno. Il giudice ha riconosciuto a Cadau il vizio parziale di mente.

Peculato Asl. L’ex manager dell’Asl di Sassari Marcello Giannico è stato assolto dall’accusa di peculato. L’allora direttore generale era finito sotto inchiesta per l’uso improprio delle auto blu. Ma secondo il gup «il fatto non sussiste». Vicenda chiusa.

Falsi blitz antidroga. Dopo la condanna in primo grado a 18 anni di reclusione, l’appuntato “infedele” Francesco Silanos è tornato in aula davanti alla corte d’appello. Il militare è accusato di aver organizzato falsi blitz antidroga per fare bella figura con i superiori (operazioni che avevano portato a diversi arresti). A sorpresa, il 16 dicembre il sostituto procuratore ha chiesto l’assoluzione dell’imputato o, in subordine, la riduzione della pena. La sentenza è attesa a brevissimo.

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative