La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto di Martis, sequestrato fuoristrada

di Nadia Cossu
Delitto di Martis, sequestrato fuoristrada

Si tratta del Mitsubishi di Addis, il presunto assassino di Saba. Tecnici a caccia di tracce di sangue

03 gennaio 2016
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SASSARI. Le indagini sull’omicidio di Valentino Saba, l’allevatore di 64 anni ucciso a bastonate lo scorso 2 dicembre nelle campagne di Martis, vanno avanti. Nonostante in carcere ci sia già un presunto colpevole: Gavino Addis, 52 anni, “rivale” storico della vittima per vecchie questioni. La sua versione iniziale – «ho sorpreso Saba di notte nella mia azienda vicino alle pecore, aveva un bastone e l’ho disarmato e colpito per dargli una punizione» – continua evidentemente a non convincere gli inquirenti, tanto che il pm Corinna Carrara lo scorso 30 dicembre ha affidato ai tecnici l’incarico per esaminare il fuoristrada Mitsubishi di proprietà di Addis che attualmente si trova rinchiuso in una cella del carcere di Bancali. L’obiettivo è quello di rilevare eventuali tracce di sangue che possano indirizzare le indagini verso un’altra pista.

Secondo la Procura che coordina l’attività dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale e della compagnia di Sassari, il racconto fornito dall’uomo presenta infatti più di una falla. E anche l’autopsia avrebbe aggiunto dubbi alla vacillante verità rivelata da Addis: l’esame necroscopico ha infatti evidenziato che la vittima è stata colpita numerose volte (a quanto pare con due strumenti diversi: uno dovrebbe essere un bastone) e ha riportato fratture e lesioni in diverse parti del corpo. Un accanimento evidente, quindi, che ha rafforzato il sospetto che Valentino Saba possa essere stato affrontato da più persone e che quindi il delitto non sia stato commesso per legittima difesa.

Per gli investigatori diverse cose non tornerebbero nel racconto di Gavino Addis e vogliono ricomporre tutti i tasselli prima di chiudere il caso. La prima questione riguarda la presunta lite. Addis, infatti, ha raccontato di avere sorpreso Saba nel suo podere e di averlo disarmato del bastone. Quindi lo avrebbe colpito più volte (per sua stessa ammissione). Il problema è che l’omicida non avrebbe neppure un graffio e che il bastone consegnato spontaneamente non sarebbe compatibile con le lesioni mortali rilevate sul corpo della vittima. Il sospetto, quindi, è che l’arma del delitto possa essere un’altra che qualcuno avrebbe fatto sparire prima dell’arrivo dei soccorsi (chiamati dallo stesso Addis) e dei carabinieri. Da qui l’ipotesi che altre persone possano essere coinvolte. Il sequestro del Mitsubishi potrebbe fornire ulteriori risposte.

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