La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, verso la revisione del Puc: sblocco dell’edilizia in mezza città

di Luigi Soriga
Sassari, verso la revisione del Puc: sblocco dell’edilizia in mezza città

Il Comune intende cancellare il “centro matrice proposto”, riverificare 273 beni identitari e ridurre le fasce di rispetto

01 dicembre 2015
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SASSARI. Per il comparto dell’edilizia dovrebbe arrivare una boccata d’ossigeno. Infatti l’assessorato all’Urbanistica ha intenzione di chiedere al Consiglio comunale di cancellare il così detto “centro matrice proposto”, ovvero quella sorta di area vincolata, estesa principalmente alle zone B, che il Comune aveva copianificato con la Regione. Una blindatura a largo raggio che aveva finito per inglobare mezza città con la zona di Porcellana, cappuccini, San Giuseppe, Monte Rosello, viale Italia, riducendo ai minimi termini ogni possibilità di intervento di ristrutturazione e riqualificazione negli edifici.

I paletti per l’edilizia a Sassari hanno attecchito progressivamente: la Regione con il Ppr individua 81 beni identitari meritevoli di tutela. Il Comune in una prima fase ne aggiunge 119, e poi, nel periodo del Piano Casa e dei primi abbattimenti delle villette Liberty, allunga l’elenco con altri 273 beni su tutto il territorio intorno attorno a Sassari.

«Il problema non sono tanto i singoli edifici censiti, che potrebbero anche restare tali e quali – dice l’assessore all’Urbanistica Carbini – ma quanto le aree di tutela intorno a questi edifici. Non c’erano delle metrature precise per delinearle, e a volte queste fasce di rispetto sono troppo estese. Abbiamo incaricato gli uffici di predisporre una variante urbanistica con la quale ridefinire queste aree off-limits e cercare di sbloccare le zone B».

Che le imprese fossero in sofferenza e che l’edilizia fosse del tutto ingessata, lo sostiene anche il presidente provinciale di Confapi Sardegna Leonardo Masia: «A Sassari abbiamo interi quartieri bloccati dal Puc. Ci sono chiese ed edifici classificati di pregio che distano tra loro meno di 300 metri in linea d’aria, e tutto ciò che sta in mezzo è totalmente vincolato». E questo è un problema particolarmente sentito nei quartieri vecchi, come ad esempio Monte Rosello.

«In quelle zone, come del resto in vaste porzioni del centro storico – dice l’assessore Carbini – non puoi limitarti a un semplice lifting. Gli edifici sono talmente malridotti che necessiterebbero di interventi ben più importanti. Per questo riteniamo che sia fondamentale cercare togliere degli inutili paletti urbanistici e ridefinire le fasce di rispetto. Ridare vita a una palazzina degradata serve al Comune, ai proprietari e alle ditte che lavorano. Certamente ogni cosa verrà fatta secondo le regole: ogni intervento dovrà passare attraverso i piani particolareggiati nelle zone B. E ci sarà una collaborazione e una supervisione costante da parte della Soprintendenza e dell’Ufficio tutela del paesaggio».

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