La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari: maestra a processo, in tribunale gli alunni

di Nadia Cossu
Il tribunale di Sassari
Il tribunale di Sassari

Insegnante accusata di “abuso dei mezzi di correzione” alle elementari di Ossi, una madre testimonia: «A mio figlio premeva gli occhi con le dita»

27 novembre 2015
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SASSARI. «All’improvviso ho notato un cambiamento nei comportamenti di mio figlio. Si copriva il viso con le mani, aveva incubi e fobie, faceva spesso la pipì, se lo sgridavo si tappava le orecchie. Non voleva più andare a scuola». È il racconto di una madre chiamata dal pubblico ministero a testimoniare in aula durante il processo che vede come imputata Maria Pina Mastino, la maestra di suo figlio di sette anni, accusata di «abuso dei mezzi di correzione e di disciplina».

Fuori dall’aula del tribunale ci sono anche loro, i diretti protagonisti di questo presunto eccesso di “severità” dell’insegnante di matematica. Sono i suoi alunni. Dovevano essere sentiti giovedì 26, ma poi il giudice ha rinviato a gennaio.

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Furono proprio loro, alcuni bambini di quella seconda classe elementare di Ossi, a raccontare ai propri genitori delle percosse e delle violenze psicologiche che erano costretti a subire. «A fine giugno – ha proseguito la mamma – mio figlio finalmente si confidò con me. Mi disse che la maestra di matematica gli tirava i capelli e le orecchie. Che gli faceva togliere gli occhiali e gli premeva gli occhi con le dita. Una volta vidi che aveva un livido dietro l’orecchio e un edema sul naso, mi raccontò che la maestra gli aveva dato uno schiaffo e gli uscì anche il sangue dal naso».

Ma ci sarebbero stati anche gli “insulti” verbali: «Altri giorni gli diceva che era un asino, oppure che era tonto, cretino e anche stronzo. Che io, sua madre, non gli volevo bene». Un bambino che si sentiva schernito davanti ai suoi compagni di classe: «Mamma – avrebbe confidato a un certo punto – quando non capisco gli esercizi o faccio male i compiti la maestra mi mette in ridicolo e tutti i compagni sghignazzano. E poi ci dice che siamo lenti, senza cervello, con la testa vuota». Una madre, a sentire certe cose, comprensibilmente si preoccupa. Si informa e viene a sapere che altri genitori hanno ricevuto dai loro figli le stesse confidenze. Così, di comune accordo, prima chiedono al dirigente la rimozione dell’insegnante, poi si rivolgono ai carabinieri e quindi alla Procura.

Parte il processo, due famiglie si costituiscono parte civile con gli avvocati Michele Sanna e Maria Antonietta Sanna e cinque genitori chiedono e ottengono il trasferimento dei propri figli in un’altra classe. L’insegnante invece resta al proprio posto, perché il preside, dopo un’inchiesta interna, non è riuscito a raccogliere elementi significativi per giustificare provvedimenti. I colleghi non hanno mai notato niente di strano durante le lezioni di matematica. Le porte delle aule erano sempre aperte, i bidelli non hanno mai sentito urla o pianti. Inoltre diversi altri genitori sono dalla parte dell’insegnante che, difesa dall’avvocato Gabriele Satta, ha sempre respinto ogni accusa. Il processo è appena cominciato, il 14 gennaio i bambini racconteranno al giudice cosa succedeva in classe. E poi sarà sentita anche la maestra.

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