La Nuova Sardegna

Sassari

PARLIAMONE - Area metropolitana, la battaglia di una città in ginocchio

di Daniela Scano

Gli strateghi dei nuovi enti locali non si offendano se il nord vuole lottare, con o senza i suoi politici, per avere un futuro almeno dignitoso

22 novembre 2015
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Nella vita di ciascuno di noi scorrono giorni importanti, neutri e insignificanti. Nei giorni importanti prendiamo decisioni che coinvolgono la stretta cerchia affettiva, familiare e professionale. Quando decidono gli amministratori, invece, influenzano le dinamiche di intere comunità.

Martedì un gruppo di consiglieri regionali ha approvato a maggioranza la bozza della riforma degli enti locali sardi. Il futuro dell’isola e lo sviluppo dei suoi territori dipenderanno, se sarà confermata dal consiglio regionale, da questa decisione. Sappiamo tutti come è finita. Oggi i padri della legge e i “figli” obbedienti che l’hanno votata dicono che non è importante per Sassari e per il nord Sardegna essere una città metropolitana, come Cagliari, ma che è fondamentale come gli amministratori locali useranno gli strumenti che la legge offre per orientare lo sviluppo dei territori. Tutti, favorevoli e contrari a questa legge, sanno che non è così. Non in questo momento.

Gli amministratori locali hanno bisogno di strumenti legislativi, come gli artigiani hanno bisogno della scatola degli attrezzi, i chirurghi del bisturi. La legge Delrio che ha ispirato la riforma degli enti locali passata al primo vaglio della commissione ha costruito alcune scatole, destinate a contenere attrezzi diversi: più o meno grandi, più o meno sofisticati. Quali attrezzi potrà contenere la scatola della “unione dei comuni di area metropolitana” inventata dal consigliere del Pd Salvatore Demontis con un emendamento che ha convinto i suoi compagni di partito, ma non chi vede in questa soluzione solo un doppio salto mortale carpiato per tornare al punto di partenza? Al momento nessuno, perché questo ente locale non esiste nella Delrio. Affinché la cosiddetta “unione” funzioni come la città metropolitana, e abbia diritto paritario di accesso ai finanziamenti comunitari, la legge Delrio deve essere modificata. Se non si costruisce la scatola giusta, infatti, in Europa non ci sarà nessuno disposto a riempirla di soldi.

A Sassari non capitava da tanto tempo che la gente si appassionasse così alla gestazione di una riforma. Il fatto è che questa volta il nord Sardegna ha capito che da questa legge dipende il proprio futuro. Ma, soprattutto, ha chiarissimo lo stato del proprio presente. I politici _ non solo quelli sassaresi _ dovrebbero fare una passeggiata in città: contare le decine di saracinesche calate nel centro storico, ma anche quelle nei centri commerciali che negli anni passati sono spuntati come funghi. “Concimati” con generose autorizzazioni amministrative che non tenevano conto del fatto che per ogni gigante che nasceva, in città moriva una piccola impresa. Poi è arrivata la Ztl che doveva far rinascere il cuore della città e che invece lo ha quasi fermato. A Predda Niedda, zona industriale dove la prima azienda in crisi è il Consorzio che dovrebbe gestirla, la situazione non è migliore. Per rendersi conto di quale sia il grado di diffusa disperazione, basta osservare la fila di indigenti che ogni mattina si forma davanti alla Casa della Fraterna Solidarietà per ricevere una busta piena di generi alimentari. A Porto Torres, ex polo industriale, va ancora peggio. Gli ammortizzatori sociali sono diventati la prima fonte di reddito per le famiglie.

Questa è la situazione. I nostri amministratori possono quindi capire perché i sassaresi si sono così appassionati a questa storia. Vorrebbero migliorare il presente, aspirano a un futuro dignitoso per sé e per le nuove generazioni. I grandi strateghi degli enti locali non devono stupirsi o offendersi se nel nord dell’isola questo emendamento approvato a porte chiuse sembra un gioco di prestigio, un contentino. Se non fosse così, l’“unione dei comuni di area metropolitana” non sarebbe uscita dal cilindro all’ultimo momento come un coniglio spelacchiato. L’assessore Erriu l’avrebbe inserita nella sua legge fin dal principio.

Fra trent’anni, quando gli effetti di questa legge saranno evidenti e compiuti, forse nessuno ricorderà più i nomi dei consiglieri regionali che in un giorno importante hanno deciso di orientare il futuro di un territorio in crisi. Saranno i fatti a dire se questa parte della Sardegna ha avuto rappresentanti degni di questo nome.

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