La Nuova Sardegna

SASSARI. Il processo sui falsi blitz antidroga approda in corte d’appello dove è stata ammessa una nuova perizia sulle sostanze stupefacenti sequestrate durante operazioni «manipolate» secondo la Procura e per le quali è imputato il carabiniere Francesco Silanos, accusato di aver organizzato attività a tavolino per fare bella figura coi superiori.

La vicenda giudiziaria scaturita da quei fatti portò in primo grado alla condanna di Silanos a 18 anni di reclusione. Nel corso dell’udienza di due giorni fa in corte d’appello è stato ricostruito il ruolo di Francesco Marongiu, pregiudicato di Sennori, che rivelò ai magistrati di aver nascosto la droga per fare un favore al suo amico carabiniere. La descrizione che l’accusatore fece alla Procura di Sassari fu dettagliata al punto da definire quantità e qualità delle sostanze da taglio. L’attendibilità delle sue parole sarà ulteriormente vagliata dall’esperto Michele Palomba, la cui perizia verrà esaminata e discussa nell’udienza del prossimo 15 dicembre. In quella data il processo potrebbe arrivare a conclusione con la discussione del sostituto procuratore generale Sergio De Nicola e dell’avvocato Maurizio Serra, che difende l’appuntato algherese.

In seguito ai blitz, sette persone finirono in carcere tra il 2007 e il 2008. Continuavano a proclamare la propria innocenza anche di fronte a quella che i carabinieri mostravano come una prova inoppugnabile: un panetto di droga sotterrato in giardino o ritrovato tra la merce in un negozio. In qualche caso si trattava di persone che avevano avuto guai con la giustizia e che, dopo avere pagato il proprio debito, si stavano ricostruendo una vita.