La Nuova Sardegna

Sassari

Aggressione agli spagnoli in piazza d’Italia: 5 ragazzi sassaresi si presentano in questura

di Nadia Cossu
Piazza d'Italia in un'immagine d'archivio
Piazza d'Italia in un'immagine d'archivio

Accompagnati da due avvocati, ammettono di aver partecipato alla rissa e chiedono scusa, ma negano di aver usato punteruoli o coltelli: «Non ci siamo accorti che lo studente ferito perdeva sangue»

04 novembre 2015
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SASSARI. Nessun punteruolo, men che mai un coltello: «Io gli ho dato un pugno mentre avevo un mazzo di chiavi in mano e siccome nel portachiavi c’è una piccola Tour Eiffel di metallo, la punta deve averlo ferito. Ma non avrei mai voluto farlo».

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Dispiaciuti, spaventati e anche sorpresi, i ragazzi sassaresi protagonisti della mega rissa scoppiata la notte tra sabato 31 e domenica 1 in piazza d’Italia con un gruppo di studenti spagnoli, hanno capito quello che era successo realmente – e cioè che lo studente Erasmus era finito in ospedale con un ematoma al basso ventre provocato da un oggetto appuntito che avrebbe potuto perforargli l’intestino – soltanto dopo aver letto il giornale.

«Noi non ci siamo accorti che il ragazzo spagnolo stesse male o perdesse sangue. È stata un’azzuffata tra coetanei, ma non per questioni di razzismo nei loro confronti. Eravamo due gruppi, si è partiti dalle parole e poi si è arrivati alle mani». Un bicchiere di troppo, l’euforia in una serata di festa e gli animi si sono accesi. Poi si sono resi conto della gravità e ieri sera, martedì 3, si sono presentati in questura. In tutto cinque: quattro accompagnati dall’avvocato Ettore Licheri e uno dall’avvocato Paolo Spano.

Alla polizia – l’indagine è stata coordinata dalla dirigente della squadra mobile, Bibiana Pala – hanno raccontato la loro versione dei fatti e si sono detti molto dispiaciuti per quello che era accaduto. In serata il pubblico ministero Corinna Carrara, titolare del fascicolo d’inchiesta, stava valutando le singole posizioni e responsabilità per decidere gli eventuali provvedimenti da adottare.

I ragazzi – alcuni lavoratori, altri studenti – hanno voluto chiedere scusa e hanno anche precisato che «sabato notte non c’è stato alcun lancio di bottiglie. Non siamo un branco, stavamo solo passando tutti insieme una serata di festa. A un certo punto – hanno detto attraverso i loro avvocati – ci sono state provocazioni reciproche ed è finita così ma siamo molto dispiaciuti».

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Ad avere la peggio sono stati uno studente e suo fratello che era arrivato proprio il giorno prima dalla Spagna con i genitori per trascorrere qualche giorno in famiglia. Il giovane è intervenuto in difesa del fratello, ma è stato colpito al ventre. A caldo ha pensato a un pugno più forte degli altri e non ha capito subito di essere stato ferito con un punteruolo. Sono stati i suoi amici a rendersi conto che aveva la maglietta e la felpa sporche di sangue.

«È successo mentre scappavamo verso via Carlo Alberto, dove ci siamo rifugiati nell’androne di un palazzo – è stato il loro racconto subito dopo il fatto – Ma quelli non hanno desistito, hanno preso a calci il portone mentre noi spingevamo dall’interno per evitare che lo abbattessero. Sono scappati solo quando hanno capito che stava arrivando la polizia».

In via Carlo Alberto è infatti intervenuta una pattuglia della sezione volanti della questura. Gli agenti hanno trovato ad attenderli un gruppo di giovani sconvolti dalla paura. La prima preoccupazione è stata quella di soccorrere i due ragazzi feriti che sono stati trasportati al pronto soccorso dell’ospedale “Santissima Annunziata”.

Ieri l’epilogo: i cinque sassaresi si sono presentati spontaneamente in questura.

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