La Nuova Sardegna

Sassari

Il Pit fluviale bloccato da 11 anni

di Gavino Masia
Il Pit fluviale bloccato da 11 anni

Il progetto ha un finanziamento di quasi 7milioni di euro e punta a valorizzare il Rio Mannu e il ponte

18 ottobre 2015
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PORTO TORRES. Ma quali sono i motivi che hanno portato il progetto di riqualificazione del Rio Mannu, il cosiddetto Pit Fluviale, ad avere un iter burocratico lungo oltre undici anni? E che cosa ha sinora impedito l’avvio dei lavori? Sono almeno due delle domande che avrebbero dovuto porsi gli amministratori che si sono succeduti in questi anni alla guida del Comune - compresi gli inquilini attuali del palazzo di piazza Umberto I - visto che si tratta di un’opera finanziata con una somma di 6milioni e 700mila euro che potrebbe creare anche occupazione in un momento di devastante crisi economica e sociale. Circa un mese fa l’equipe dell’università di Cagliari, coordinata dal professore di Geofisica Gaetano Ranieri, aveva eseguito delle indagini georadar e prospezioni geoelettriche finalizzate a definire la struttura in fondazione del Ponte Romano e le eventuali emergenze archeologiche nell’area individuata all’interno del progetto di sistemazione idraulica del fiume Mannu. Indagini richieste dalla Soprintendenza archeologica, con una nota della responsabile della sede locale Gabriella Gasperetti, per chiarire la presenza di resti archeologici importanti che devono essere preventivamente preservati prima dell’inizio lavori sul fiume. «Allo stato attuale non abbiano ancora alcun risultato delle indagini fatte dall’ateneo cagliaritano – dice la professoressa Gasperetti –, ma siamo attenti ad ogni fase che riguarda il progetto in prospettiva di una ulteriore valorizzazione dell’area archeologica». L’amministrazione Scarpa aveva provveduto a consegnare i lavori per l’esecuzione del Piano di caratterizzazione nel tratto finale del fiume e nell’area circostante, analisi dell’acqua e del suolo propedeutiche alla realizzazione del progetto, e dopo i carotaggi, effettuati sotto la supervisione della Soprintendenza, tutto risultava in ordine dal punto di vista ambientale. Attualmente il deflusso del Rio Mannu interessa solo due delle sette arcate del Ponte Romano, e gli interventi previsti in progetto riguardano la messa in sicurezza della foce del fiume e l’ampliamento dell’alveo per consentire la navigabilità e la rinaturalizzazione dell’ultima parte del corso d’acqua. Nella progettazione esecutiva l’appalto è stato suddiviso in tre lotti, si interverrà dalla foce per un tratto di circa 800 metri e saranno realizzate opere idrauliche e di protezione delle infrastrutture esistenti. L’obiettivo di sempre è quello di valorizzare una zona suggestiva ma anche abbandonata a se stessa, poco distante dall’ingresso del porto commerciale e dalla vasta area archeologica di Turris Libisonis. Per una città che punta allo sviluppo turistico diventa quindi importante valorizzare una parte della città che si affaccia sia al fiume che al mare, organizzando magari degli eventi che possono mettere in risalto la bellezza di luoghi che rappresentano la storia antica di Porto Torres. Per fare questo, però, è necessario che la politica locale attivi azioni concrete per fare in modo che i lavori possano finalmente partire dopo oltre un decennio di inutile attesa.

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