La Nuova Sardegna

Sassari

Una manovra azzardata e il grande salto

di Gianni Bazzoni
Una manovra azzardata e il grande salto

Concluse le indagini della polizia stradale sull’incidente nel quale ha perso la vita Franco Uleri. Al via la rimozione dell’auto

31 agosto 2015
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SASSARI. La polizia stradale ha completato ieri i rilievi sull’incidente accaduto nella notte tra venerdì e sabato (intorno alle 2.30) e nel quale ha perso la vita Franco Uleri, 36 anni, sassarese.

L’auto. Oggi - se la magistratura disporrà la rimozione dei sigilli - potrebbero cominciare le operazioni per la rimozione dell’auto, ancora intrappolata tra le rocce di Porto Palmas, a un centinaio di metri dalla spiaggia della «Frana», all’Argentiera. Una operazione complessa e delicata, anche perché il ponticello che consente di accedere alla zona non regge il passaggio di mezzi pesanti e pertanto si dovrebbe procedere con strumenti alternativi. L’incarico sarà affidato ai vigili del fuoco.

Autopsia. E sempre oggi dovrebbe essere eseguita l’autopsia sul corpo della vittima all’Istituto di Patologia forense di Sassari, prima della restituzione della salma ai familiari.

Sul fronte delle indagini non ci sono novità significative. Sembra confermato, finora, che l’incidente sia stato causato da una manovra brusca sullo sterrato, probabilmente mentre i due amici cercavano di bloccare una lepre sbucata all’improvviso. Alla guida della Atos Hyundai - secondo quanto riferito finora da Davide Sini, 30 anni, che è uscito quasi illeso dal terribile incidente - ci sarebbe stato Franco Uleri. Anche se l’auto era in uso all’amico, infatti, Uleri si sarebbe messo al volante appena i due si sono allontanati dall’Argentiera, dove avevano salutato un gruppo di amici, con l’intenzione annunciata di fare rientro a casa.

Testimone. Davide Sini è già stato sentito brevemente dagli agenti della polizia stradale impegnati nelle indagini per stabilire l’esatta dinamica dell’incidente e per accertare le responsabilità. Ancora sotto shock, dopo le prime medicazioni in ospedale, ha fatto rientro a casa e nelle prossime ore dovrebbe essere ascoltato nuovamente dalla polizia. L’obiettivo è quello di ricostruire con esattezza che cosa è successo poco prima dell’incidente che è costato la vita a Franco Uleri.

Miracolato. A vedere come sono andate le cose - l’auto ha fatto un volo di circa venti metri ed è atterrata sulle rocce - Davide Sini può considerarsi un miracolato. Il giovane è rimasto intrappolato nell’auto mentre Franco Uleri è stato sbalzato ed è finito in acqua. Ed è stato visto galleggiare dai primi soccorritori che hanno dato l’allarme. Davide Sini ha riportato solo qualche ematona e contusioni multiple, esclusa la frattura di un braccio ipotizzata inizialmente.

Le perizie. Prima di disporre il dissequestro dell’auto, l’autorità giudiziaria potrebbe decidere l’affidamento di alcune perizie ai consulenti tecnici.Una di queste potrebbe riguardare l’accertamento circa la piena funzionalità dell’Atos Hyundai. Quasi un atto dovuto per escludere eventuali guasti tecnici (per esempio ai freni, o altro) che potrebbero essere presi in considerazione nell’analisi delle cause che hanno favorito l’incidente.

Costa amica. Franco Uleri è morto nella «costa amica», praticamente a casa sua, perché pur essendo sassarese aveva casa all’Argentiera dove trascorreva parecchio tempo. Amante del mare e anche della pesca, spesso effettuava battute proprio in compagnia del suo amico Davide Sini.

Troppa sicurezza. Non è escluso che a fare perdere il controllo dell’auto al conducente possa essere stata l’eccessiva “confidenza” con quegli sterrati frequentati da sempre. La troppa sicurezza, insomma, insieme a una dose di incoscienza che talvolta accompagna i giovani potrebbe avere contribuito a creare quella situazione di rischio elevato che poi ha portato all’uscita di strada e al volo sulla scogliera.

Borgata in lutto. Tristezza e dolore all’Argentiera, dove Franco Uleri era molto conosciuto e dove - oltre a Davide Sini - contava parecchi amici. La gente non commenta, chiede solo «rispetto e silenzio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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