La Nuova Sardegna

Sassari

Braccialetti esauriti, la Telecom: «Non abbiamo responsabilità»

di Nadia Cossu
Braccialetti esauriti, la Telecom: «Non abbiamo responsabilità»

Sul caso del detenuto costretto a rimanere in carcere la società replica: numeri stabiliti dal Ministero Il legale: due giorni fa la Cassazione ha detto sì ai domiciliari anche senza il dispositivo elettronico

29 agosto 2015
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. «Ci vengono attribuite responsabilità che non abbiamo».

È la prima considerazione della Telecom che ieri è intervenuta sul caso del detenuto di Nule arrestato domenica scorsa a Sassari dai carabinieri per aver minacciato con una pistola il proprio fratello. All’esito dell’udienza di convalida – martedì – il giudice aveva disposto la detenzione domiciliare con l’obbligo del braccialetto elettronico. E qui è scoppiato il caso, segnalato dall’avvocato Pasqualino Federici che tutela il detenuto Biagio Mellino, un imprenditore di 60 anni. Avendo la Telecom esaurito la disponibilità dei dispositivi elettronici l’uomo è costretto a restare in carcere. «Pur avendo la possibilità di tornare a casa – aveva tuonato Federici – non può farlo e la sua libertà personale di fatto dipende dalla Telecom che non ha più braccialetti in dotazione». Una chiara provocazione che ha comprensibilmente suscitato la reazione e la replica della società di telefonia: «Il ministero dell’Interno ha sottoscritto con noi un contratto per la fornitura a livello nazionale di duemila braccialetti. Altro non abbiamo fatto che mettere a disposizione ciò che ci è stato chiesto». Cioè a dire che non può essere attribuita alla Telecom la “colpa” della permanenza in carcere di un detenuto. «Il limite è stato raggiunto a giugno del 2014 – aggiungono – Le richieste di braccialetti da parte delle Procure possono essere evase solo a fronte del recupero per fine misura di un dispositivo in esercizio». Ma forse, molto più semplicemente, il numero dei braccialetti non è sufficiente – a maggior ragione dopo il decreto svuota carceri – e magari andrebbe incrementato.

Secondo l’avvocato Federici il fatto che non si tratti di un episodio isolato ma di un caso analogo a molti altri nella penisola significa che va posto all’attenzione dei piani alti: «Ci sono delle gravi responsabilità politiche – sottolinea il legale con un passato da senatore e membro della commissione giustizia – Tutto questo è anticostituzionale e nel frattempo ho già presentato ricorso al tribunale della libertà».

Il tema è molto attuale e lo stesso Federici annuncia la vera notizia: «Due giorni fa la Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso di un detenuto nei confronti del quale il tribunale della libertà di Catania (a marzo del 2015 ndc) aveva disposto la sostituzione della custodia cautelare in carcere con quella dei domiciliari subordinata all’applicazione del dispositivo di controllo elettronico, disponendo però la permanenza in carcere fino all'installazione del bracciale. Ma anche in questo caso i dispositivi erano finiti. Ebbene: la Quarta sezione penale, con la sentenza numero 35571/2015, ha sottolineato che il braccialetto elettronico “rappresenta una cautela che il giudice può adottare, se lo ritiene necessario, non già ai fini della adeguatezza della misura più lieve, vale a dire per rafforzare il divieto di non allontanarsi dalla propria abitazione, ma ai fini del giudizio, da compiersi nel procedimento di scelta delle misure, sulla capacità effettiva dell'indagato di autolimitare la propria libertà personale di movimento, assumendo l'impegno di installare il braccialetto e di osservare le relative prescrizioni”. Ergo: sì ai domiciliari anche senza braccialetto».

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative