La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, Luca si laurea e abbatte un altro muro

di Gianni Bazzoni
Luca Parodi ha illustrato la sua tesi grazie alla comunicazione aumentativa
Luca Parodi ha illustrato la sua tesi grazie alla comunicazione aumentativa

Con una grave disabilità, non parla ma si esprime attraverso la comunicazione aumentativa

14 luglio 2015
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SASSARI. Chissà cosa ha pensato quando ha sentito per la prima volta parlare di barriere da abbattere, di muri da superare e non da aggirare con le solite manfrine all’italiana.

Luca Parodi ha 25 anni, tecnicamente è un ragazzo con Xfragile, un disabile grave che se l’avessero lasciato fare i muri li avrebbe davvero demoliti a testate. Una forza grande, dentro e fuori, non parla, emette un verso che per tanti anni è sembrato sempre uguale e che oggi è un suono di speranza, quasi una melodia per questo ragazzo che oggi, martedì 14, si è laureato in Scienza della comunicazione con una tesi dal titolo «Vivere la città: una lettura simmeliana», relatore il professor Camillo Tidore.

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Non è un miracolo, ma una grande sfida vinta, questo sì. Luca abita a Porto Torres con i genitori Rita e Paolo che non l’hanno mai trattato come uno che non poteva farcela, che aveva difficoltà e quindi doveva sempre avere l’aiuto di qualcuno. Non l’hanno chiuso in casa.

E Luca è cresciuto così, un disabile grave in una vita normale, con le difficoltà e le crisi, con le ostilità e quei sorrisi che spesso i cosiddetti normali farebbero bene e rivolgere verso se stessi, davanti a quello specchio che è la vita di tutti i giorni.

Prima i rapporti impossibili, le cose che crollavano in un minuto di fronte a una fatica immensa richiesta per costruirle su una base fragile. E lui avanti e indietro, con quel suo modo di comunicare che è diventato è presentato nell’Aula magna dell’Università per centrare un altro obiettivo, coronare il suo sogno e trasmettere coraggio a chi l’ha perso, dimostrare che si può fare. Un esempio e un forte stimolo per tanti studenti con disabilità.

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Più o meno un anno fa, di fronte alla notizia di Piercarlo, primo ragazzo autistico che si era laureato a Padova a 33 anni, Luca aveva scritto: «Deve essere proprio una grande soddisfazione». La stessa, o forse anche più grande, che prova anche lui, socio dell’associazione Bambini cerebrolesi Sardegna che l’ha sostenuto nel suo cammino, insieme ai genitori e all’associazione Progetto Filippide che lo ha «messo in pista» in una corsa verso l’integrazione e la crescita senza distinzioni.

Nella sua tesi Luca ringrazia tutti: la mamma e il padre, gli amici, gli operatori che lo hanno supportato in un viaggio faticoso ma bellissimo. Prima a scuola, poi all’Università: un esempio virtuoso di come se c’è il sostegno giusto i progetti si possono realizzare, migliorano la vita delle persone, delle loro famiglie e della società più in generale.

Luca è tra quelle persone che possono contare sull’assistenza personalizzata, grazie ai piani di sostegno della legge 162. Si confronta con educatori che lo aiutano nella comunicazione e nella sua autonomia personale, insomma gli consentono di vivere una vita che può essere definita complessa ma indipendente.

Il merito, in fondo, è soprattutto suo - di Luca - e dei suoi genitori Rita e Paolo che hanno viaggiato per anni controcorrente, risalendo con fatica mentre tanti scendevano comodamente e davano lezioni. Ma anche dei suoi professori universitari, delle associazioni e dei suoi amici. Il modello Sardegna della 162 - basato su un intervento co-progettato e personalizzato - funziona.

E solo pensare al rischio di perdere un servizio così importante, vuol dire immaginare che tanti come Luca non siano più messi nella condizione di vivere dignitosamente. E allora la lotta di Luca è ancora più forte, una spinta per non fare più passi indietro. Auguri dottor Parodi.

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