La Nuova Sardegna

Sassari

La Cassazione: «Il canile di Pippolandia è in regola»

di Nadia Cossu

La Procura della Repubblica si era opposta al dissequestro della struttura di Ittiri Ma la Suprema corte alcuni giorni fa ha dichiarato inammissibile il ricorso

09 luglio 2015
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SASSARI. La Cassazione mette la parola fine alla vicenda giudiziaria che per mesi ha interessato il canile Pippolandia di Ittiri. La suprema corte ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Sassari contro il dissequestro della struttura che era stato ordinato lo scorso 7 gennaio dal tribunale del Riesame.

Nessun reato è stato commesso a Pippolandia. Tutte le contestazioni mosse dalla Procura di Sassari – nei cui uffici era stato presentato un esposto – non hanno fondamento.

A gennaio, gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Forestale avevano eseguito il provvedimento di dissequestro del canile che era stato di fatto restituito ai proprietari. Il tribunale del Riesame – presieduto dal giudice Salvatore Marinaro – aveva ritenuto insussistenti tutte le accuse mosse nei confronti dei gestori del canile e che avevano portato la Procura a disporre il sequestro con l’affidamento in custodia alla Lega per la difesa del cane (che aveva presentato la denuncia). Il collegio aveva accolto la documentazione prodotta dall’avvocato Stefano Porcu con la quale erano state contrastate in maniera dettagliata e precisa le contestazioni. A cominciare dal problema del sovraffollamento: «Il canile Pippolandia ha una superficie di 12mila metri quadrati – era scritto nelle motivazioni del Tribunale – e può legittimamente ospitare ben oltre i 343 cani rinvenuti, ragione per cui non risponde al vero l’accusa di sovraffollamento». Stesso discorso per le dimensioni dei box, per la pulizia del canile (il giorno precedente l’ispezione era domenica, quindi turno di riposo, e alle 9 del lunedì l’attività era appena cominciata) e la contestata carenza di cibo e acqua: tutte «accuse insussitenti» alla luce delle produzioni documentali, dell’esame delle normative in materia e delle dichiarazioni rese dalle persone che collaborano con il canile».

Al momento della riconsegna ai proprietari, il canile – che fino a quel giorno era appunto custodito dalla Lega per la difesa del cane – presentava condizioni generali di precarietà che erano state documentate e che avevano costretto i proprietari a lavori straordinari per ripristinare una situazione di normalità.

Ora la decisione della corte di Cassazione – che si è riunita nell’udienza del 3 luglio – avvalora e anzi convalida in toto l’operato del Riesame.

Di fatto, la Procura (titolare del fascicolo era il sostituto Giovanni Porcheddu) non aveva contestato casi di maltrattamenti di animali bensì l’articolo 727 comma 2 del codice penale che punisce «chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura». Una vecchia storia, da sempre controversa, che si basa sul fatto che in Italia esistono i canili dove vengono «rinchiusi» i cani randagi, spesso dando attuazione a convenzioni con i Comuni e altri enti. E nella struttura di Pippolandia vengono ospitati animali “inviati” dal Comune di Sassari e da altre amministrazioni pubbliche del territorio. Ma il canile in questione ha l’autorizzazione della Asl e le visite di controllo non hanno mai rilevato irregolarità. Tantomeno sarebbe stato evidenziato un sovraffollamento della struttura.

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