La Nuova Sardegna

Sassari

Gli alunni e le pietre sonore di Sciola

Gli alunni e le pietre sonore di Sciola

La quarta C di San Giuseppe ha eseguito un concertino con il famoso scultore

16 giugno 2015
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SASSARI. "Non potho reposare", poi l'"Ave Maria": concerto di flauto degli alunni della quarta C della scuola primaria di San Giuseppe tra le pietre sonore dello scultore di San Sperate, Pinuccio Sciola. È stato il momento più emozionante per i 22 scolari dell'istituto a indirizzo musicale in viaggio d'istruzione nell'atelier dello scultore in una tradizionale casa campidanese, nel Giardino delle pietre sonore immerso in un aranceto. Un viaggio, voluto dalle maestre Franca Secci e Antonella Pinna, che ha fuso in maniera indimenticabile arti visive e musica.

Anche Sciola si è emozionato quando i bambini hanno tenuto il loro concertino diretti dall'insegnante di musica Sabrina Fadda. Sciola ha rivelato che era la prima volta in tanti anni che un gruppo di visitatori gli dedicava un concerto tra le sue sculture spesso utilizzate in allestimenti teatrali.

«Le mie opere - ha spiegato lo scultore ai bambini che lo hanno seguito con attenzione e curiosità nel giardino della casa-laboratorio cosparso di opere e di ricordi di una civiltà contadina da cui Sciola si vanta di provenire - non hanno un titolo o un'etichetta. Ogni persona le può chiamare come vuole dopo averle vissute con la sua esperienza».

Però la pietra non va percossa, deve essere accarezzata perché dal suo cuore scaturisca quella musica che Sciola definisce memoria di quando si è consolidata in materia. Per questo motivo ogni pietra ha un timbro diverso, più liquido per le sedimentarie, più metallico per quelle vulcaniche. Il suono è la meravigliosa sorpresa di queste sculture - non solo belle ma quasi stregate - che l'artista sollecita con le mani o con un archetto da violino. Suoni impensabili, nitidi e musicali per chi è cresciuto in una cultura che alla pietra riconosce solo la durezza, la resistenza, l'immobilità.

I bambini hanno fatto suonare le pietre strofinandole con un altro pezzo di roccia oppure sfregandole con le loro mani, diventando partecipi di questa magia.

Sciola ben conosce l'incredulità che si disegna sul viso dei visitatori quando le pietre cantano. E all'improvviso tutti si ritrovano bambini e capiscono di non sapere nulla non solo della pietra, per definizione muta e immutabile, ma anche dell'arte che è capace di toccare corde che neppure sappiamo di avere. E gli animi suonano come le pietre di Sciola.

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