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Sassari, sala operatoria piena di mosche: il chirurgo si rifiuta di fare l'intervento

Sassari, sala operatoria piena di mosche: il chirurgo si rifiuta di fare l'intervento

Il dottor Portoghese ha rinviato una operazione al cuore. Mauro Pili pubblica su Facebook le mail riservate dell’Asl

12 giugno 2015
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SASSARI. Le mosche all’interno della sala operatoria non sono un piccolo e imprevedibile inconveniente risolvibile con una disinfestazione un po’ più scrupolosa. Il 3 giugno, la presenza di insetti all’interno della sala 9 di cardiochirurgia ha avuto gravi conseguenze. Lo staff medico era già pronto per affrontare un intervento. Ma il paziente che doveva essere operato al cuore, è stato di punto in bianco rispedito in corsia perché i locali erano inagibili.

Nemmeno nei paesi del terzo mondo si maneggia il bisturi con un nugolo di moscerini che ronza intorno. Perciò il primario di Cardiochirurgia Michele Portoghese, ha riposto gli arnesi nel cassetto e ha afferrato carta e penna. E per l’ennesima volta si è lamentato con la direzione delle condizioni igienico sanitarie vergognose in cui versano le sale operatorie.

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Sul fatto che non si tratta di fantasanità, lo dimostrano i documenti riservati che il parlamentare di Unidos Mauro Pili ha potuto ottenere e ha pubblicato sulla propria bacheca Facebook. Il 28 maggio la prima comunicazione della coordinatrice infermieristica: «In data odierna è stata rilevata la presenza di insetti nella sala operatoria numero 4. Si richiede intervento urgente».

Questo nonostante il 23 maggio fossero stati effettuati i lavori di manutenzione straordinaria nel blocco operatorio. Nel dettaglio: pulizia scarichi lavandini sale 2-3-4-8-9, chiusura scarichi dopo la rimozione di un lavandino (da circa un anno) nel locale di servizio antistante la sala operatoria numero 4; sistemazione delle zanzariere nelle bocchette di aerazione dentro le sale 2-3-4. Tutte precauzioni che evidentemente sono servite a poco se il 3 giugno il direttore del presidio Bruno Contu scrive questo: «Il dottor Portoghese ha dovuto rinviare l’intervento programmato per stamattina a causa della presenza di mosche nella sala 9 di Cardiochirurgia».

E prosegue: «La gravità di quanto accaduto fa seguito alle numerose segnalazione sulla presenza di insetti nelle rimanenti sale, per le quali evidentemente gli interventi tecnici effettuati finora non sono stati risolutori. Al fine di scongiurare la chiusura totale del blocco operatorio, inevitabile perdurando questa situazione, in cui vengono meno i presupposti per operare in sicurezza a tutela della salute dei pazienti e del lavoro degli operatori, si chiede di voler intervenire con urgenza per identificare le cause dell’infestazione e risolvere in maniera radicale e definitiva il problema».

Tra i destinatari c’è anche il commissario straordinario Agostino Sussarellu. Ma sei giorni dopo tutto come prima. Una mail del 9 giugno recita: «Si comunica che giornalmente si riscontra la presenza di moscerini all’interno delle sale operatorie nonostante i lavori attuati dall’ufficio tecnico da circa un mese». E come da copione, il giorno stesso la direzione aziendale è costretta ai provvedimenti più drastici: chiusura totale del blocco operatorio e reclutamento di una ditta specializzata in sanificazione. All’ospedale civile resta in funzione una sola sala operatoria, quella di Neurochirgia, con grande disappunto da parte dei primari, che vedono rallentata la loro attività e devono lavorare in condizioni di disagi».

«Ci sono enormi responsabilità da parte del commissario straordinario, ovvero l’inviato dell’assessore regionale a governare la sanità sassarese – attacca Mauro Pili – Un’irresponsabilità tutta politica che assume con questo documento i risvolti giudiziari che merita. Nella comunicazione si ammette che tale situazione non era sporadica, già di per se gravissima, ma era consuetudinaria. Per questo motivo il documento pubblicato è una vera e propria confessione che trasmetterò formalmente alla Procura» Aver tenuto aperte le sale operatorie un solo giorno in più dopo la prima segnalazione è un fatto rilevante e gravissimo proprio perché ha messo a rischio gli stessi pazienti che si sottoponevano a delicati interventi chirurgici. Se questi vertici avessero un minimo di dignità, da quelli locali all’assessore regionale si dimetterebbero per manifesta incapacità e per evidente irresponsabilità gestionale della Sanità». (lu.so.)

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