La Nuova Sardegna

Sassari

Senegalese pestato, scontro tra pm e difesa

di Nadia Cossu

La Procura chiede di produrre certificati medici importanti ma i legali degli 8 imputati si oppongono

09 giugno 2015
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Certificati medici di cui la parte civile sarebbe venuta in possesso solo adesso ed è subito scontro in aula tra l’accusa e la difesa che si è opposta alla produzione della documentazione.

Si tratta di certificati che attesterebbero un periodo di convalescenza ben più lungo (rispetto a quanto si era stabilito in un primo momento) per i due giovani che il 19 maggio del 2012 rimasero vittime di un pestaggio in piazza d’Italia.

Davide Deffenu era finito in prognosi riservata per aver cercato di salvare un senegalese che era stato circondato e poi colpito con bottiglie di vetro da un gruppo di ragazzi in piazza d'Italia. Il suo amico Alessandro Milia, soldato della Brigata Sassari (che nel frattempo è deceduto a causa di una malattia), era rimasto ferito nel tentativo di aiutare l'ambulante.

Otto sassaresi sono finiti in tribunale perché ritenuti responsabili del pestaggio: erano stati riconosciuti dalle vittime grazie alle immagini di alcune telecamere. Per questo sono stati rinviati a giudizio e dovranno difendersi dall’accusa di lesioni aggravate dai futili motivi e dalla discriminazione razziale. Gli otto, tutti giovanissimi, sono: Nicola Pazzona, 21 anni (proprio lui la notte stessa del pestaggio aveva pubblicato sul suo profilo facebook una sorta di rivendicazione dell'episodio, titolandolo come "operazione Arancia meccanica"); Paolo Dettori (23), Roberto Lella (22), Omar Pintus (22), Manuel Piras (23), Giovanni Fresi (20) e Gabriele Unali (25). Uno di loro, Daniele Salaris, 20 anni aveva scelto di affrontare il processo con il rito abbreviato e il giudice Carla Altieri lo aveva condannato lo scorso anno a una pena di due anni e otto mesi di reclusione. Dell'ambulante senegalese, che era riuscito a scappare, nel frattempo si sono perse le tracce. L'avvocato di parte civile Claudio Mastandrea lo ha cercato ovunque ma da allora si è reso irreperibile.

Nell’ultima udienza gli avvocati della difesa si sono opposti alla produzione di nuovi documenti in dibattimento. Secono la Procura e la parte civile non si tratta di una produzione aggiuntiva ma di documentazione preesistente di cui si è venuti in possesso soltanto ora. In base a questi certificati medici a Deffenu furono assegnati 40 giorni di cure e a Milia 20. Il giudice si è riservato ma è chiaro che se dovesse rigettare l’opposizione della difesa, la posizione degli imputati si aggraverebbe.

In Primo Piano
Elezioni comunali

Giuseppe Mascia: «Grande responsabilità che ci assumiamo uniti per governare Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative