La Nuova Sardegna

Sassari

Ebola, cani in quarantena a Sassari: caso internazionale

di Giovanni Bua
Ebola, cani in quarantena a Sassari: caso internazionale

“Liberi” i due meticci della famiglia dell’infermiere ricoverato a Roma. Il loro monitoraggio sarà studiato nel mondo. Sgarangella: «È il secondo “isolamento” in tutto l’Occidente, non volevamo rischiare nulla»

05 giugno 2015
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SASSARI. Due meticci, di cui uno un po’ anzianotto, a dieta di coccole per 21 giorni. Quasi sempre isolati in un (comodo) terrazzo, monitorati due volte al giorno con un termometro laser di ultima generazione che permette di prendere la temperatura a distanza, e sempre sotto attenta osservazione a caccia di qualsiasi stranezza nel comportamento che potesse denunciare l’insorgere di un problema. Una quarantena vissuta con leggerezza ma in realtà assai pesante, finita per i due cagnoni e i loro padroni qualche giorno fa con un lungo e caloroso abbraccio e un felice rientro a casa.

Protagonisti della vicenda, che sta attirando l’attenzione delle comunità scientifiche di mezzo mondo, sono i familiari dell’infermiere sassarese di 37 anni che ancora lotta contro Ebola, con promettenti risultati, all’ospedale Spallanzani di Roma. E soprattutto i loro due cani, due maschi meticci che l’assessorato regionale alla Sanità, in accordo con il servizio prevenzione Asl e il dipartimento di Malattie infettive del dipartimento di Veterinaria, ha deciso di mettere in quarantena insieme ai loro padroni.

Una scelta tutt’altro che scontata. «È la seconda volta in Occidente – spiega Franco Sgaragnella, direttore del dipartimento Prevenzione della Asl 1 e del servizio di Sanità animale –. Il primo caso è stato negli Stati Uniti. In Spagna invece lo scorso anno si è deciso di procedere in via precauzionale all’abbattimento del cane di un’infermiera ammalata di Ebola, Excalibur, nonostante in realtà non vi sia prova alcuna che i cani possano sviluppare la malattia e trasmettere il virus. A mio modesto avviso fu un grave errore».

E, memori di quell’errore, e della incredibile mobilitazione internazionale che tentò inutilmente di salvare il piccolo meticcio di Madrid e che alcuni collaboratori di primo piano dell’assessorato regionale vissero in prima persona, nell’isola si è deciso di fare diversamente. «Gli studi a proposito sono quasi nulli – sottolinea Sgarangella – tranne una sperimentazione in Gabon su cani che avvicinavano ammalati di Ebola. Nessuno ha contratto il virus, il 30 per cento di loro anticorpi. Insomma di naviga a vista. Della questione si occupano l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, e l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, che raccomandano la valutazione rischio caso per caso. In questa occasione era davvero minimo, perché i due meticci hanno avvicinato per breve tempo il cooperante e prima che manifestasse sintomi della malattia. Abbiamo comunque deciso di procedere».

I due cani sono stati messi in isolamento nella stessa casa in cui mamma e sorelle del cooperante sono state trasferite per la “quarantena”. «A loro volta – spiega Sgarangella – limitando al minimo i contatti con i cani e tenendo sotto controllo la temperatura due volte al giorno con un termometro laser da noi fornito». A questo si è aggiunto il contatto telefonico quotidiano con un veterinario Asl, Sergio Masala, con la supervisione di Marco Pittau ordinario di Malattie infettive di Veterinaria. Tutto è andato per il meglio «E i dati raccolti e i protocolli applicati – chiude Sgarangella – saranno studiati e messi a disposizione della comunità scientifica internazionale».

I due meticci diventeranno famosi insomma, anche se a loro bastano e avanzano le tre settimane di coccole arretrate.

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