La Nuova Sardegna

Sassari

«Banditi scaltri e pronti a tutto»

di Nadia Cossu
«Banditi scaltri e pronti a tutto»

Colpo fallito alle Poste di via Forlanini, domani l’interrogatorio dei tre orgolesi

02 giugno 2015
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SASSARI. Scaltri, svegli, pronti a tutto. Così il maggiore Giuseppe Urpi descrive i tre “mancati” rapinatori dell’ufficio postale di via Forlanini. Enrico Buffa, Sisinnio Rubanu e Ananio Mesina, tutti orgolesi di 23 e 24 anni, solo per una serie di coincidenze fortuite – decisamente non favorevoli – sabato mattina non sono riusciti a mettere a segno il colpo alle Poste.

La loro trasferta sassarese si è conclusa con l’arresto a Bonorva – dove si erano rifugiati dopo aver forzato un posto di blocco sulla statale 131 – e ora sono rinchiusi nel carcere di Bancali. Domani ci sarà l’interrogatorio di garanzia del giudice Carla Altieri al quale parteciperanno anche il sostituto procuratore Maria Paola Asara e gli avvocati difensori Antonio Secci e Sara Luiu.

I tre banditi, che secondo le testimonianze erano armati, «non sono riusciti a rapinare l’ufficio semplicemente perché sono arrivati in ritardo – ha spiegato Urpi – Hanno trovato le porte sbarrate e a quel punto sono scappati a bordo di una Panda bianca. Si tratta di persone determinate che sono arrivate dopo aver preparato nel dettaglio il colpo».

Alle 12.30, col volto coperto, i tre orgolesi hanno tentato l’irruzione in via Forlanini: dentro l’ufficio c’erano diversi clienti e gli impiegati che stavano ultimando alcune operazioni. Il sabato la chiusura è anticipata e infatti quando i tre arrivano con pistola in pugno – come diranno i testimoni – e passamontagna sul volto non possono entrare. Sentono la sirena di un’ambulanza e la scambiano per quella delle forze dell’ordine: non resta loro che scappare. Lo fanno a bordo di una Panda – rubata a Orosei – e per tornare a Orgosolo percorrono la 131 (mossa abbastanza azzardata).

Nel frattempo scatta il piano antirapina e uno dei posti di blocco dei carabinieri è proprio allo svincolo per Bonorva e Semestene. «Qui una pattuglia impone l’alt – spiega il tenente Francesco Giola, che comanda la compagnia dei carabinieri di Bonorva – la Panda non si ferma e cerca di investire un militare. Scappano verso il centro del paese e parcheggiano in una via senza uscita. Inizialmente fanno perdere le loro tracce a piedi, ma a Bonorva è in corso un briefing di carabinieri per l’organizzazione dei turni nei seggi elettorali, parte l’inseguimento e alcuni militari si addentrano in una campagna poco distante». Alcune persone li vedono fuggire verso una direzione precisa e danno indicazioni ai militari. La fuga non dura tantissimo: «Alcuni di noi si addentrano nella vegetazione – aggiunge Giola – e trovano i tre sdraiati a terra, immobili». A quel punto i rapinatori si arrendono, l’operazione è conclusa. I carabinieri cercano l’arma che – stando al racconto di una impiegata – uno dei tre avrebbe impugnato al momento della fallita irruzione. La pistola, almeno nei dintorni, non è stata però trovata. Ora devono rispondere di tentata rapina, resistenza a pubblico ufficiale, detenzione di arma da fuoco, furto d’auto e ricettazione.

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