La Nuova Sardegna

Sassari

Rio Mannu, prima gli scavi e dopo la riqualificazione

di Gavino Masia

La Soprintendenza vuole accertarsi che nell’area non ci siano siti archeologici Nella zona del Ponte Romano potrebbero riaffiorare antiche opere idrauliche

09 maggio 2015
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PORTO TORRES. Prima di cominciare finalmente i lavori che riguardano il progetto di riqualificazione del Rio Mannu, il cosiddetto Pit Fluviale, la Soprintendenza ai beni archeologici ha fatto sapere al Comune che sono necessari degli scavi nell’area di Ponte Romano per accertare la presenza di eventuali strutture di interesse archeologico. Secondo la Soprintendenza, infatti, parrebbe che in quelle aree vi siano delle opere idrauliche realizzate in età Romana per imbrigliare il fiume in caso di piena e convogliarlo per defluire attraverso tutte le sette arcate.

Per questo motivo la Soprintendenza - con una nota ufficiale della responsabile della sede locale Gabriella Gasperetti – ha disposto la realizzazione delle indagini indispensabili a chiarire la presenza di resti archeologici importanti che devono essere preventivamente preservati prima dell’inizio lavori sul fiume.

Il progetto di riqualificazione del rio Mannu, dopo l’autorizzazione all’avvio lavori rilasciata dalla direzione generale del Ministero, deve dunque aspettare gli scavi: è fondamentale che inizino al più presto, per portare alla luce gli eventuali reperti antichi e programmare così l’inizio di quei lavori che dovevano prendere il via dieci anni fa con un finanziamento regionale di 6milioni e 700mila euro.

L’amministrazione aveva provveduto a consegnare i lavori per l’esecuzione del Piano di caratterizzazione nel tratto finale del fiume e nell’area circostante - analisi dell’acqua e del suolo propedeutiche alla realizzazione del progetto - e dopo i carotaggi, effettuati sotto la supervisione della Soprintendenza, tutto risulta in ordine dal punto di vista ambientale.

Attualmente il deflusso del Rio Mannu interessa solo due delle sette arcate del Ponte Romano, e gli interventi previsti riguardano la messa in sicurezza della foce del fiume e l’ampliamento dell’alveo per consentire la navigabilità e la rinaturalizzazione dell’ultima parte del corso d’acqua.

Nella progettazione esecutiva, inoltre, l’appalto è stato suddiviso in tre lotti funzionali: si interverrà dalla foce per un tratto di circa ottocento metri, saranno realizzate opere idrauliche e di protezione delle infrastrutture esistenti.

L’obiettivo principale è quello di valorizzare una zona suggestiva a poca distanza dal porto e dall’area archeologica di Turris Libisonis.

Il corso d’acqua attraversa infatti la città nella zona sud occidentale, più vicino alle campagne che al centro abitato, ma termina il percorso vicino alla zona archeologica e dopo aver attraversato l’antico monumento di Ponte Romano.

Proprio sul monumento secolare, che potrà essere preservato grazie a questo intervento, l’assistente tecnico della Soprintendenza – Franco Satta – ricorda che lo stesso ente ha già sollecitato il Comune affinchè si adoperi per far funzionare il progetto di restauro e recupero del ponte approvato da diverso tempo.

Negli ultimi quattro anni la politica non è mai riuscita ad accedere a finanziamenti per un’opera di così grande valore storico e architettonico, e non si capisce se il progetto è ancora chiuso nel cassetto.

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