La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari

Un giudice denunciò i permessi “allegri”

Nadia Cossu
Il tribunale di Sassari
Il tribunale di Sassari

Pedinati a lungo gli impiegati degli uffici di via Casu. L’accusa al magistrato coordinatore: non aver vigilato sui registri

17 dicembre 2014
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Sarebbe stata la denuncia di un giudice di pace a far scattare l’inchiesta della Procura di Roma sui presunti casi di assenteismo che hanno coinvolto il coordinatore dei giudici di pace di Sassari Giuseppe Fracassi e altri dieci impiegati degli uffici di cancelleria civile e penale dello stabile di via Casu. Per questi ultimi l’ipotesi di reato è truffa aggravata, a carico del giudice ci sarebbero invece l’abuso d’ufficio e la falsità ideologica commessi – secondo l’accusa – per agevolare in qualche modo la truffa.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:sassari:cronaca:1.10504145:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/sassari/cronaca/2014/12/16/news/terremoto-in-tribunale-indagati-per-truffa-un-giudice-di-pace-e-diversi-cancellieri-1.10504145]]

Gli altri indagati sono Mariano Gallotta, Francesco Sechi, Sebastiano Oggiano, Sebastiano Pulina, Maria Antonietta Marini, Domenica Fozzi, Antonio Pietro Saccu, Giovanni Salis, Giulia Cattani, Maria Gavina Olivieri. La notifica degli atti della Procura romana – competente perché nell’inchiesta è coinvolto un giudice – è stata eseguita alcuni giorni fa dai carabinieri del nucleo operativo di Sassari che hanno materialmente svolto le indagini: riprese video, intercettazioni, pedinamenti, fotografie. Una lunga attività che è servita a documentare ingressi e uscite dal lavoro degli impiegati.

Le telecamere puntate sulla porta d’ingresso dell’ufficio di via Casu avrebbero filmato per mesi gli spostamenti del personale. Carabinieri in borghese avrebbero seguito gli addetti della cancelleria così come disposto da Roma. Perché l’ipotesi di truffa aggravata contestata ai cancellieri riguarderebbe proprio irregolarità nella compilazione dei registri di presenza.

Nella lente di ingrandimento della Procura sarebbero finiti in particolare i moduli di permesso che venivano vistati da Fracassi. Il giudice, in sostanza, avrebbe omesso di vigilare sulla corretta compilazione. «Come abbiamo scritto nella relazione inviata al primo presidente della corte d’appello Grazia Corradini – ha spiegato a proposito l’avvocato Franco Luigi Satta che tutela il giudice di pace indagato – un magistrato non può svolgere le funzioni di sorveglianza sulle entrate e uscite dei dipendenti che competono invece alla figura del dirigente amministrativo. Nel caso di Sassari questo ruolo è ricoperto dal responsabile di segreteria che aveva infatti il compito, previo accordo con il giudice, di concedere e monitorare i permessi». Il legale ha poi aggiunto: «Giuseppe Fracassi si limitava a controfirmare un registro fidandosi del lavoro del responsabile di segreteria. Non poteva certo esser lui, oberato di impegni, con le tantissime udienze in calendario e, in più, con la reggenza di Alghero, a controllare che la durata dei permessi corrispondesse a quanto veniva effettivamente segnato nel registro presenze». In alcuni casi sembrerebbe ci siano state, da parte dei dipendenti, pause caffè leggermente più lunghe del dovuto, niente di così clamoroso. In altri, invece, figurerebbero assenze anche di un’ora e mezza. Periodo durante il quale, per citare un esempio, un cancelliere avrebbe avuto il tempo di andare all’aeroporto di Alghero e poi rientrare a Sassari.

Naturalmente tutto sarebbe stato documentato dai carabinieri del nucleo operativo. E la “responsabilità” che la Procura di Roma attribuisce al coordinatore dei giudici di pace Fracassi sarebbe quella di aver attestato il falso nel momento in cui controfirmava quei registri che segnalavano le presenze dei dipendenti sul posto di lavoro (da qui le ipotesi di reato a suo carico di abuso d’ufficio e falsità ideologica). «La verità è che “attestava” inconsapevolmente – ha precisato Franco Luigi Satta – Non poteva certo immaginare che le cose andassero in quel modo». In pratica, secondo il legale, operava sicuro dell’onestà dei dipendenti del suo ufficio.

Le indagini sono ancora in una fase primordiale, nel senso che l’atto notificato è sì un’informazione di garanzia ma non un avviso di conclusione indagini. Questo significa che la decisione della Procura è tutt’altro che scontata. Non è detto che il titolare dell’inchiesta chieda il rinvio a giudizio degli undici indagati. Solo ultimate le indagini – entro un termine che può essere prorogato dal gip fino a un massimo di due anni – stabilirà se, sulla base degli elementi raccolti, l’accusa potrà essere sostenuta adeguatamente in dibattimento. Solo in questo caso formulerà l’imputazione e chiederà il rinvio a giudizio. Altrimenti si procederà con l’archiviazione. Gli indagati in questi ultimi giorni hanno eletto domicilio e formalizzato la nomina degli avvocati di fiducia. Oltre a Satta, tra i legali ci sono Maurizio Serra, Lisa Udassi, Teresa Pes, Giuseppe Conti, Marco Costa. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative