La Nuova Sardegna

Sassari

Piccoli “cyberbulli” crescono

di Mario Bonu
Piccoli “cyberbulli” crescono

L’associazione Babele fotografa un fenomeno sempre più diffuso tra i ragazzi fra gli 11 e i 17 anni

08 dicembre 2014
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. La rete come luogo dell’incontro, della socialità, delle opportunità, dove è possibile organizzare un viaggio, trovare gli amici, lavorare, dire la propria attraverso i social network, condividere momenti speciali e tanto altro. Ma la rete anche come uno spazio immenso, anonimo, incontrollabile, luogo ideale per denigrazioni e aggressioni virtuali, che può diventare, soprattutto per i ragazzi, un contesto di sofferenza e di forte conflittualità.

Reputazione sotto attacco. È il “cyberbullismo”, il fenomeno che si manifesta quando un ragazzo o ragazza attacca, minaccia o tenta di rovinare la reputazione di un coetaneo tramite la rete, con il sostegno o addirittura il divertimento dei coetanei. Un reato non ancora definito come tale dal codice, ma i cui comportamenti sono tutti penalmente perseguibili, perché far finta di essere un’altra persona ed agire per conto suo provocando dei danni è considerato un reato grave, così come entrare nella corrispondenza altrui, danneggiare l’immagine di qualcuno, molestare o denigrare per via telematica.

Cinquecento adolescenti intervistati. Sull’incidenza del fenomeno nella Provincia di Sassari ha compiuto una ricerca l’associazione “Babele” di Castelsardo, con il contributo della Regione. Una indagine condotta nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, che ha coinvolto un campione di 500 ragazze e ragazzi di età compresa fra gli 11 e i 17 anni, fortemente rappresentativo degli adolescenti della provincia.

Ed una indagine che ha confermato la diffusione del fenomeno in quella fascia di età: il 22% dei ragazzi hanno utilizzato i social network per mettere in atto azioni denigratorie nei confronti di coetanei, il 6% di loro ha pubblicato foto personali compromettenti di qualcun altro, il 7% ha diffuso in rete commenti offensivi su compagni di scuola e il 9% ha diffuso pettegolezzi su altre persone. Inoltre, è emerso che lo stesso adolescente cambia ruolo, agendo in alcuni casi come aggressore e in altri come vittima o testimone, in un riprodursi circolare delle dinamiche violente dettate spesso dal desiderio di vendetta. Ancora più preoccupanti sono risultati i dati relativi alle vittime: il 36% degli intervistati dichiara di aver subito prepotenze on-line.

Foto compromettenti e pettegolezzi. Le più frequenti sono le molestie e le denigrazioni: il 7% ha visto pubblicate in rete foto personali compromettenti, il 12% è stato oggetto di commenti offensivi e il 15% ha scoperto nella rete pettegolezzi sulla propria persona. Dai dati risulta che il fenomeno colpisce con la stessa durezza sia i ragazzi che le ragazze, con percentuali di vittime in entrambi i casi vicino al 35%. Tuttavia, osservando nello specifico, si riscontrano differenze per il tipo di aggressioni subite: tra le ragazze vi sono più vittime per offese e pettegolezzi (33% di femmine, 19% di maschi,) mentre tra i ragazzi vi sono più vittime per casi di registrazione e diffusione di filmati di episodi umilianti, subiti generalmente a scuola. Questo tipo di aggressioni, che sono tra le più devastanti, colpisce l’1% delle ragazze e il 5% dei ragazzi della provincia di Sassari.

Il rischio di sottovalutare il fenomeno. Distinguendo per fasce di età, dai dati raccolti dall’associazione “Babele” risulta che i più piccoli subiscono complessivamente più aggressioni rispetto ai più grandi. Tuttavia, esistono anche in questo caso delle differenze per il tipo di azioni subite. Tra i grandi è più frequente la diffusione di pettegolezzi a scopo di emarginazione, così come la pubblicazione di foto personali compromettenti per umiliare e distruggere la persona. Questo tipo di aggressione riguarda il 5% dei più giovani e arriva fino al 7% tra i più grandi. Dati assai significativi, che testimoniano la diffusione e la profondità di un fenomeno che, in più di un caso può portare a esiti tragici. Ma di cui al contrario, da quanto emerso dall’indagine, i ragazzi non sembrano essere consapevoli, tanto che la maggioranza di essi le considera come cose “poco o per niente gravi”, con la conseguenza di una sorta di “accettazione sociale” di quei comportamenti che aumenta il rischio di riprodurli, aggiungendo nuove vittime e nuovi aggressori digitali.

La “rete” luogo di scontro. «Da questa prima analisi del territorio – conclude l’associazione “Babele” - si può affermare che vi è un importante numero di ragazzi per i quali la rete e le nuove tecnologie della comunicazione non rappresentano solo il luogo della socialità (social network) ma anche un luogo di scontro e ostilità che lascia ferite profonde, senso di solitudine ed impotenza. La prevenzione appare quindi imprescindibile per la cura e la crescita dei più giovani, prevenzione che deve cercare nella promozione delle competenze relazionali ed espressive dei ragazzi il principale obiettivo da perseguire».

Consulenza gratuita. E quale primo contributo per affrontare il fenomeno, Babele offre un Centro di consulenza gratuita sul cyberbullismo, il venerdì dalle 10 alle 12. Telefono: 079/4811798, sito internet www.associazionebabele.com.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La classifica

Parlamentari “assenteisti”, nella top 15 ci sono i sardi Meloni, Licheri e Cappellacci

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative