La Nuova Sardegna

Sassari

Aicop, sciopero della fame per il lavoro

di Gianni Bazzoni
Aicop, sciopero della fame per il lavoro

Occupato il cantiere di Cargeghe: 60 a rischio licenziamento entro fine mese. Testoni (Ugl): «Ora si muova la Regione»

18 novembre 2014
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SASSARI. Mai sciopero della fame è stato così vero. Stavolta non c’è neppure bisogno di proclamarlo, è una conseguenza spontanea del disagio e della disperazione di un gruppo di lavoratori che hanno perso tutto. E non hanno neppure i soldi per rifornire le auto della benzina necessaria per spostarsi da casa e raggiungere il luogo della manifestazione.

Appuntamento sotto la pioggia, ieri mattina, per gli operai dell’Aicop, davanti al cantiere di Cargeghe. In gioco c’è il futuro di una sessantina di famiglie: la vertenza è cominciata un anno fa con la decisione della società - specializzata nella produzione di manufatti in cemento - di avviare le procedure di cassa integrazione. Gli ammortizzatori sociali sono scaduti il 31 ottobre e finora si sono rivelati inutili tutti i tentativi di rilanciare l’attività. Entro il 30 novembre l’azienda definirà i licenziamenti.

C’è una «P» di differenza tra Aicop e Aico, le società dell’imprenditore sassarese Nicolino Brozzu che avrebbe dovuto aprire un filone di sviluppo legato a progetti esteri, in particolare a Gibilterra per la costruzione di villette tecnologiche prefabbricate. La Regione ha negato l’esistenza di una prospettiva in quella direzione e le organizzazioni sindacali hanno liquidato la cosa come «fumo negli occhi».

Senza futuro, quindi. E allora ecco lo sciopero della fame.

Si sono ritrovati in venti ieri mattina davanti ai cancelli della fabbrica chiusa. «Dovevamo essere sessanta – dice con amarezza Giovanni Maria Carta, uno dei manifestanti – ma molti di noi non hanno nemmeno i soldi per la benzina. E venire qui sarebbe stato un peso assurdo, risorse tolte alle famiglie che già sono alla fame. Vediamo a che punto ci vogliono portare. Fino a quando non ci ascolteranno continueremo a protestare: chiediamo un’altra possibilità per continuare a lavorare».

Simone Testoni, dirigente provinciale dell’Ugl, segue da anni una vertenza strana, dove la presenza sindacale vede fuori Cgil, Cisl e Uil (oggi senza iscritti) ma le procedure di licenziamento l’azienda le ha avviate con loro.

«Non è vero che è tutto compromesso – dice Testoni – la salvezza c’è e deve essere la politica a muoversi. L’ultimo incontro con la Regione l’abbiamo avuto con l’allora assessore Antonello Liori (giunta Cappellacci). Con la giunta Pigliaru, non siamo riusciti ancora a parlare. Siamo andati in via Roma, a Sassari, per incontrare l’assessore all’Industria e ci ha ricevuto il segretario. Ha promesso una data, stiamo ancora aspettando».

La soluzione è nella ricollocazione dei lavoratori dell’Aicop in altre aziende, oppure - come è avvenuto per gli ex Italcementi - nella riqualificazione degli operai per poter essere destinati all’impiego in altri settori. Il resto «è fumo che si perde nel nulla» per un gruppo di lavoratori - quasi tutti sopra i 50 anni - troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per essere assunti.

«La situazione è drammatica – conclude Testoni – spero che non venga sottovalutata ulteriormente».

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