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Lamiera killer, il pm chiede tre condanne per omicidio

di Nadia Cossu
Lamiera killer, il pm chiede tre condanne per omicidio

Processo per la morte dell’imprenditore Giovanni Zucca nella 131 a Li Punti

13 novembre 2014
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SASSARI. Un anno di reclusione per Vincenzo Ventriglia, Giovanni Enna e Michele Coghe, assoluzione per Antonio Maria Piu, Nicola Montesano e per Massimiliano e Alfredo Farci. Le richieste del pubblico ministero Antonio Piras riguardano il processo per omicidio colposo che vede sette persone – tra dirigenti Anas e titolari dell’impresa esecutrice del lavori – imputate per la morte di Giovanni Zucca, l’imprenditore che perse la vita in un incidente stradale sulla 131, a Li Punti. Il 21 luglio del 2007 Zucca perse il controllo della sua Mercedes e andò a urtare contro il guard rail che però era divelto per un precedente incidente. La lamiera, già piegata su se stessa, formò una cuspide e penetrò nell’abitacolo, uccidendo il conducente.

Davanti al giudice Marina Capitta sono finiti nel banco degli imputati i dipendenti Anas Ventriglia, Piu, Enna, Coghe e Montesano (assistiti dagli avvocati Maurizio Serra, Nino Cuccureddu, Susanna Coghe e Giovannina Fresi). Sotto accusa anche i due rappresentanti della società appaltatrice Segnal Strade Srl, Massimiliano e Alfredo Farci. Citati come responsabili civili dai legali che assistono la famiglia della vittima ci sono l’Anas (rappresentata dall’avvocato Mario Pittalis) e la Segnal Strade (tutelata da Massimiliano Ravenna).

Secondo il pubblico ministero, Zucca – i cui familiari sono parte civile con gli avvocati Nicola Satta e Liliana Pintus – fu ferito a morte da un guard rail fuori posto: le persone preposte alla manutenzione non avrebbero rispettato l’obbligo di rendere sicuro quel tratto di barriera. E a detta del pubblico ministero quelle “persone” sono proprio Ventriglia, Enna e Coghe mentre nessuna responsabilità avrebbe avuto modo di riscontrare il pm durante l’istruttoria dibattimentale a carico degli altri imputati per i quali infatti ha chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto.

Giovanni Zucca era un imprenditore edile molto conosciuto. Pochi giorni prima dell’incidente era diventato campione d’Italia: titolo conquistato a Cesenatico, nel calcio amatoriale over 40. Quella sera di luglio rientrava a casa da una festa, forse ebbe un colpo di sonno, o forse un malore. Di certo la sua Mercedes finì su quella barra di metallo che la trapassò come se fosse fatta di burro.

L’imprenditore era stato colpito all’altezza del torace e spinto indietro fino al sedile posteriore dove dormivano i due figli di 13 e 9 anni. Al suo fianco la moglie Giusy si era assopita. L’urto improvviso aveva risvegliato tutti, tranne lui. Per Giovanni Zucca, purtroppo, non c’era più niente da fare. Il medico del 118 aveva provato a rianimarlo, ma si era dovuto arrendere quasi subito, troppo gravi le lesioni riportate nel terribile impatto. La moglie era stata accompagnata in ospedale in stato di choc, insieme ai due bambini. Il più grande aveva riportato una frattura alla scapola e aveva subìto anche un’operazione, il secondogenito era rimasto invece miracolosamente illeso.

Ora bisognerà attendere le discussioni delle parti civili e della difesa.

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