La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso bonifiche arriva anche a Bruxelles

di Paoletta Farina
Il caso bonifiche arriva anche a Bruxelles

Franco Era, avvocato e consigliere comunale, chiede che se ne occupi la Commissione europea

10 novembre 2014
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SASSARI. Sarà l’Europa a costringere lo Stato e le aziende che hanno inquinato l’isola a fare le bonifiche? Potrebbe essere il risultato della petizione, strumento a disposizione di ogni cittadino della Ue, presentata da Franco Era. Avvocato e consigliere comunale del Centro Democratico, Era ha denunciato a Bruxelles le gravi violazioni alle norme ambientali nazionali e comunitarie commesse dall’industria pesante negli ultimi cinquant’anni. La richiesta del consigliere ha ottenuto il via dalla commissione competente che a sua volta ha passato il dossier alla Commissione europea affinchè apra un’indagine preliminare. Il cui risultato potrebbe sfociare, secondo quanto chiede Era, anche in una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia.

I rifiuti tossici sepolti a Minciaredda e i veleni del petrolchimico di Porto Torres, la marea nera di Eon a Fiume Santo, i fanghi rossi di Portovesme, i fumi di acciaieria, le immissioni nocive della raffineria Saras a Sarroch, le acque di falda inquinate dalla società minerarie a caccia di oro, persino nei poligoni militari il terreno contaminato. E i rischi per la salute di migliaia di sardi che vivono nelle vicinanze degli stabilimenti che rilasciano tossine nell’aria, in mare e nel sottosuolo. È un lunghissimo elenco di disastri quello presentato ai funzionari europei da Franco Era e con un comune denominatore: nessuna delle zone pesantemente colpite dagli inquinatori, alcune delle quali inserite anche nei 57 siti individuati dal Ministero per l’ambiente, è stata ancora oggetto di bonifiche, nonostante le mille promesse contenute in accordi, leggi, decreti. «In Sardegna assistiamo impotenti a un continuo attacco all’ambiente e alla nostra salute – afferma Era, che si era rivolto a Bruxelles lo scorso anno e ha ottenuto risposta pochi giorni fa con una lettera firmata dalla presidente della commissione per le petizioni Cecilia Wikstrom –. Un attacco che ha provocato pregiudizi in alcuni casi ormai irreparabili al nostro ecosistema. I governi che si sono via via succeduti sono stati sempre consapevoli, ma comportamenti conseguenti non ce ne sono stati».

Le proposte di Franco Era al Parlamento europeo per assicurare che l’inquinamento non prosegua e che le aree vengano bonificate e messe in sicurezza sono diverse. Indagini e sopralluoghi nell’isola, nuove analisi sui luoghi, le persone, la flora e la fauna, una risoluzione per una normativa più efficace e trasparente sulle attività militari che determinano un impatto ambientale e con l’abolizione del segreto di Stato per le Procure che dovessero indagare. «Ma soprattutto ho chiesto – afferma l’avvocato e consigliere comunale – l’emanazione di una nuova direttiva che obblighi gli operatori a fornire una garanzia finanziaria per far fronte a potenziali insolvenze, sanzioni contro chi inquina e che sia lo Stato a risanare nel caso non lo faccia il privato. Fino all’apertura di una procedura di infrazione contro lo Stato italiano, se sarà necessario».

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