La Nuova Sardegna

Sassari

Molti dubbi e poche prove, la difesa: assolvete la Orrù

di Nadia Cossu
Molti dubbi e poche prove, la difesa: assolvete la Orrù

Il figlio dell’imputata compie 18 anni e ritira la costituzione di parte civile I legali dei parenti di Loi chiedono un risarcimento di 2 milioni e 750mila euro

08 novembre 2014
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SASSARI. Ha compiuto da poco 18 anni e ha deciso autonomamente di ritirare la costituzione di parte civile contro sua mamma. Quando un dramma familiare diventa un caso giudiziario e finisce in un’aula di tribunale, si corre purtroppo il rischio di limitarsi a raccontare gli aspetti “freddi” di un delitto, gli ipotetici moventi, i vari indizi di colpevolezza. E si trascurano le sofferenze umane degli altri protagonisti. Di chi, ad esempio, da un giorno all’altro si ritrova senza un padre e con una madre arrestata perché accusata di averlo ammazzato.

L’udienza di ieri, nell’aula della corte d’assise di Sassari – dove si celebra il processo per l’omicidio di Mario Loi (53 anni) del quale è imputata la moglie Marina Gavina Orrù (di 49) – era dedicata alle discussioni degli avvocati di parte civile e della difesa. Ma la prima vera notizia di questa giornata è certamente la decisione di un figlio che, appena diventato maggiorenne, dice al suo avvocato Maria Laura Vargiu di non voler essere parte civile nel processo che vede la mamma rischiare sedici anni di carcere (questa la pena chiesta dal pubblico ministero Carlo Scalas) per l’omicidio di suo padre. La Vargiu – che continua a tutelare gli interessi di un altro figlio minore della coppia – non si è allineata alle richieste degli altri colleghi di parte civile preferendo optare per la tesi dell’omicidio preterintenzionale. Ossia: Marina Gavina Orrù quel 17 luglio del 2013 non voleva uccidere suo marito. Lo ha sì colpito con un coltello ma non aveva intenzione di ammazzarlo.

La parte civile. Di diverso avviso Giorgio Murino (che assiste la sorella e il padre della vittima) e Bastianino Ventura (che tutela gli interessi della figlia maggiorenne della coppia). I due legali, d’accordo con il pm sulla tesi dell’omicidio volontario, a conclusione della loro discussione hanno chiesto rispettivamente un risarcimento di due milioni di euro più 200mila di provvisionale e 750mila euro più 50mila di provvisionale. Secondo Murino ci sarebbero diversi «elementi oggettivi e soggettivi» che escluderebbero la tesi dell’incidente sempre sostenuta dalla Orrù (raccontò che il marito le si era buttato sopra mentre lei, che si risollevava dopo essersi inchinata per prendere il cellulare dell’uomo, aveva un coltello in mano). «Lo ha ucciso per gelosia – ha sostenuto l’avvocato – il dolo esiste in un momento ben preciso: lei ha in mano il coltello, va a prendere il cellulare del marito forse perché è arrivato un messaggio e vuole leggerlo, la vittima vuole impedirglielo e lei lo allontana con due fendenti». La parte civile non crede all’ipotesi della disgrazia: «Non ha un riscontro oggettivo perché se lui fosse inciampato sul pavimento, così come dice l’imputata, la lama lo avrebbe trapassato e non sarebbe penetrata per soli dieci centimetri. Oltretutto c’era un’enorme differenza d’altezza tra i due e la ferita in quel caso sarebbe stata in una parte molto più bassa del corpo di Loi».

La difesa. L’arringa dell’avvocato Agostinangelo Marras, che insieme alla collega Letizia Doppiu Anfossi difende la Orrù, potrebbe concludersi in pochi istanti: «Il perito Mingioni ha sempre detto che in questa vicenda non ci sono risposte certe, né da una parte né dall’altra. Ha poi aggiunto che la tesi dell’imputata può anche essere la meno probabile ma non è inverosimile. Se ci fermassimo a questo potremmo già fare le nostre conclusioni». Ma va oltre Marras e prima di lui va oltre la Doppiu Anfossi che ricostruisce minuziosamente gli aspetti “psicologici” di questa vicenda: «Ma quale gelosia? Nessuno ce lo dice, quindi non possiamo inventarci che Marina Orrù fosse gelosa del marito. Lei ha sempre parlato di una “disgrazia” da subito, con tutti. Non è vero che ha fornito diverse versioni, c’è sempre stata coerenza nel suo racconto. Ci ha spiegato perché teneva quel coltello in mano e il perito ci ha detto che il colpo non è stato inferto con forza, il coltello non è stato affondato».

«Addirittura il pm ha parlato di furia omicida – ha aggiunto Marras – ma la furia porta a sventrare una persona, a colpirla all’addome per esempio, in una parte più ampia, più “attingibile”». Ma così non sarebbe accaduto, «perché non c’era la volontarietà. Chi vuole uccidere e ha in mano un coltello di 38 centimetri, affonda la lama ben oltre gli 8 centimetri. E soprattutto lo fa con energia. Cosa che è stata esclusa dal perito». Secondo Marras non si può ipotizzare nemmeno l’omicidio colposo: «L’azione si è sviluppata in un attimo, non poteva immaginare la Orrù che il marito si sarebbe scaraventato dietro di lei. E non credo di offendere alcuno dicendo che, al limite, imprudente lo è stato proprio Mario Loi». Considerazioni che hanno portato alla richiesta di una assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Il 28 novembre repliche e sentenza.

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