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Il Polo culturale intitolato al re dei poeti Peppe Sozu

Il Polo culturale intitolato al re dei poeti Peppe Sozu

BONORVA. Sabato, alle sedici, nel chiostro dell’ex convento di Piazza Sant’Antonio, a cento anni dalla nascita e settantacinque dalla prima “gara poetica”, inizierà la cerimonia ufficiale d’intitolazi...

05 novembre 2014
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BONORVA. Sabato, alle sedici, nel chiostro dell’ex convento di Piazza Sant’Antonio, a cento anni dalla nascita e settantacinque dalla prima “gara poetica”, inizierà la cerimonia ufficiale d’intitolazione del “Polo culturale” alla memoria di Peppe Sozu, il grande poeta Bonorvese, uno dei più grandi interpreti della poesia sarda trasmessa con il “cantigu a bolu”.

Alle 18,30, nella sala convegni è prevista un’interessante rivisitazione storica, culturale e umana, intitolata “Ammentos in rima”, della vita del grande poeta scomparso. A parlare di Peppe Sozu, (Sotgiu per l’anagrafe), saranno Bachisio Bandinu, Giacomo Mameli, Mario Masala, Padre Salvatore Morittu e Paolo Pillonca, con il quale Peppe Sozu ha condiviso e celebrato. per lunghissimi anni e fino alla scomparsa, la grande passione per lo studio e l’amore per la poesia dialettale.

Peppe Sozu, nato a Bonorva il 24 giugno 1914 dove è deceduto il 27 marzo del 2008, fin da giovanissimo si affacciò su tutti i palchi della Sardegna, in Continente e all’estero, acclamato come uno dei massimi poeti improvvisatori. La sua vita è stata costellata anche di difficoltà. Primo di nove figli, quattro femmine e cinque maschi, ha conosciuto la vita della campagna, la durezza della guerra, ma ha sempre lottato contro le avversità con la dignità di un uomo dal cuore pieno di quell’antica saggezza ereditata dalla famiglia, suo vero tesoro e rifugio, e affinata dagli “scontri” nelle gare con i migliori poeti estemporanei.

L’esordio sui palchi avvenne a Foresta Burgos il 9 novembre del 1939, con i colleghi Andrea Ninniri e Tonino Pinna. La sospensione delle manifestazioni pubbliche, decretata dalla Chiesa negli anni trenta, frenò in parte la sua ascesa giovanile. Ben presto riprese però vigore e fu protagonista di stupende serate di “poesia a bolu” con compagni fissi come Barore Sassu, Barore Tucone, ma soprattutto Remundu Piras, con il quale fece copia fissa per trent'anni e diede vita alla "gara" per eccellenza, quella che nei paesi della Sardegna degli Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta era attesa tutto l'anno come un avvenimento. Il paese ricorda con entusiasmo e gratitudine un uomo, un poeta, uno scrittore e uno studioso come Peppesozu. Un vezzeggiativo, da pronunciare tutto d’un fiato, che lo identifica come un illustre figlio di Bonorva ed uno dei più grandi aedi improvvisatori. Segno tangibile dell’affetto e rispetto che hanno sempre avuto per una persona di gran caratura morale e straordinaria cultura, ma anche il retaggio di una “limba”, il logudorese di Bonorva, che trasforma la parola in canto. Un amore per il proprio paese ricambiato dal grande poeta che lo testimonia in una delle sue ultime ottave. “A partire in autunzu o in beranu/ Non mi est bennidu mai in nostalgia/ Ca tenzo amore a sa terra nadia/ E no mi chelzo a m’imbiare lontanu/ E non lasso Bonorva sa idda mia/ Mancu po Roma Nuoro Milanu/ Ue sos mannos mio an su nidu/ Cherzo morrer inue so naschidu”.

Emidio Muroni

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