La Nuova Sardegna

Sassari

La Cisl punta sui giovani e riparte dalla formazione

di Vannalisa Manca
La Cisl punta sui giovani e riparte dalla formazione

Illustrata in un convegno la figura del sardo tra i fondatori della confederazione «Un educatore che coltivava persone», maestro di generazioni di sindacalisti

21 ottobre 2014
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SASSARI. Un uomo che coltivava le persone, che sapeva costruire gli uomini ai quali insegnava a lavorare con metodo, decisione e costanza. Poche parole cariche di emozione per descrivere Vincenzo Saba, ozierese, storico del movimento sindacale e figura prestigiosa della Cisl, maestro di generazioni di sindacalisti. A Saba, intellettuale cattolico scomparso a 95 anni il 21 ottobre 2011, la Cisl di Sassari ieri ha dedicato un convegno, che si è tenuto nell’aula magna dell’Università, alla presenza di sindacalisti, imprenditori, docenti e, soprattutto, davanti a una platea di studenti delle scuole superiori e dell’ateneo.

Il convegno, dal titolo “Una visione del sindacato nella realtà presente”, era un incontro rivolto in particolare ai giovani, e da qui si è partiti per far capire ai nostri figli, che sono loro il patrimonio, il capitale più grande della nostra terra, e che il sindacato è un mondo aperto che può espandersi attraverso il loro sapere. E sui giovani, ha detto infatti nel suo intervento introduttivo il segretario generale della Cisl di Sassari, Gavino Carta, si deve investire, proprio come da educatore faceva Vincenzo Saba. Il quale, nel 1951, insieme a Giulio Pastore (il primo ad avere l’intuizione della fondazione della Cisl, dopo la scissione sindacale dalla Cgil, nel 1948) aprì a Firenze l’Ufficio studi della nuova confederazione. L’investimento era rappresentato dalla formazione: i giovani che imparavano a diventare sindacalisti e uomini.

Una formazione umana, non dottrinale, che un insegnante come Saba era capace di dare. Lui che, come ha detto Giovanni Serra, laureato in Sociologia industriale, «sapeva coltivare persone. È stato il maestro più grande della mia vita». Numerosi gli interventi e le testimonianze che ieri mattina si sono succeduti nel corso dell’incontro, presieduto da Francesco Soddu e con le relazioni introduttive di altri due docenti, Andrea Ciampani e Sebastiano Fadda. Sono poi intervenuti Pasquino Porcu, Andrea Ruiu, Mario Arca, Carlo De Masi, Mario Scotti, Pier Luigi Ledda, Marco Tarantola, Pier Luigi Pinna, Giovanni Serra, Gian Luigi Tolu, Guido Melis. Tutti di grande emozione gli interventi, per una quantità di aneddoti sulla figura di Saba che raccontano non di un passato solo da ricordare, ma di ciò da cui partire per costruire e migliorare l’oggi, come ha detto Pier Luigi Ledda.

I giovani che aspettano che i vecchi lascino loro il passo per ottenere il lavoro, gli anziani che si sentono estromessi. Stereotipi ai quali stiamo abituando i nostri ragazzi, che non conoscono il sindacato, lo vedono - se lo vedono - distante dalle loro esigenze.

La Cisl riparte dalla formazione, dal pensiero di Vincenzo Saba. Gavino Carta infatti dice che il sindacato andrà nella scuola, nell’università per parlare con i giovani. Perchè un paese non può crescere se non cresce insieme ai giovani. «La società ha bisogno di tutti - ha detto Pasquino Porcu -. Perchè c’è bisogno di conoscenza, capacità, impegno e sacrificio. Da parte di tutti».

E la scuola e l’università sono la palestra dove si allenano le menti e si coltivano saperi. Nelle aule si devono respirare i sentimenti che portano a comprendere il senso autentico dell’autonomia, della cooperazione, rappresentatività, concertazione, dello stare in gruppo. Nella scuola e soprattutto all’università, studio e lavoro devono diventare binomio imprescindibile. Lo studente è un futuro lavoratore e la scuola-università deve fare rete con l’impresa così che formazione e lavoro non siano mondi vicini solo virtualmente. Una rete della quale il sindacato si sente di fare parte a buon diritto.

Gli insegnamenti di un educatore e formatore come Vincenzo Saba sono sempre attuali. Bisogna oggi andare a riscoprire - proprio tra i ragazzi - quel “sindacalista apostolo” citato ieri in chiusura di incontro, da Oriana Putzolu, segretaria generale della Cisl Sardegna: «Il sindacalista apostolo (come lo aveva identificato Saba), che si trovò a fronteggiare il caso dei minatori all’epoca dell’eccidio di Buggerru. Saba, in una sua ricerca, ricorda che quello non fu un fatto politico, ma una vertenza sindacale su contratto e orari di lavoro, ci fu il primo sciopero. E mi piace parlare di apostolato - ha detto la segretaria della Cisl sarda - perchè il sindacato deve avere il senso di speranza, saper dare risposte ai problemi, il giusto risalto alla ricchezza del territorio e ai saperi, avendo la capacità di sostenere i giovani che oggi hanno gli strumenti per confrontarsi anche fuori dalla loro terra, ma che vogliono riportare proprio nella loro terra quanto riescono a imparare». Come dire, il “Master” va bene, ma il “Back” non può essere solo virtuale. È chiaro che nella “rete” di cui si diceva, la politica ha un ruolo importante. Per leggi e risorse.

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