La Nuova Sardegna

Sassari

Strade rurali: chi le utilizza deve sistemarle

Strade rurali: chi le utilizza deve sistemarle

Il sindaco di Pattada risponde alle critiche di un cittadino sulla cattiva manutenzione di Bidducara

18 ottobre 2014
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PATTADA. «Bidducara è una strada vicinale, pertanto i primi a intervenire sono gli utilizzatori e non il Comune». Con queste parole il sindaco di Pattada Mario Deiosso risponde alle proteste di un cittadino pattadese, Peppino Cadoni, che chiedeva un intervento del Comune per rimettere in sesto la strada di penetrazione rurale di Bidducara.

«Spesso - dice Deiosso - gli utilizzatori della strada hanno effettuato interventi, sia con il contributo del Comune sia con proprie risorse. Temo però che il signor Cadoni non abbia avuto modo di partecipare a tali iniziative aspettando, sono pochi per fortuna nel nostro paese, che sia il Comune ad attivarsi economicamente. Non è necessario scomodare le figure della mitologia - aggiunge Deiosso in risposta alle recenti citazioni del suo concittadino, in una lettera al giornale - ma nel contesto del buon senso della cultura sarda è sufficiente rimboccarsi le maniche e lavorare».

Il primo cittadino risponde anche alle altre critiche: la prima è quella sulla «mancata conoscenza del territorio», alla quale Deiosso replica citando gli interventi comunali «per il legnatico e il sughero, per l’Ippovia, per la viabilità e per il ripristino di strade di utilità pubblica»; la seconda sull’affermazione di Cadoni che «gli amministratori si disinteressano, impegnati in convegni o amenità simili», che a detta di Deiosso è del tutto ingiusta e fuorviante. «Quando è stata pubblicata la lettera - dice il sindaco - mi trovavo a Siena, dove si è creata una forma di gemellaggio con alcune contrade, in base alla quale abbiamo svolto una attività di promozione dei prodotti tipici del nostro paese. Qui abbiamo portato formaggi, dolci, pasta, miele, salumi e per finire i coltelli: tutti prodotti artigianali prodotti a Pattada che hanno dato ovunque tanto lustro al nostro paese».

Non una «amenità», quindi, ma una importante iniziativa di promozione, tanto più valida perché, come dice Deiosso, si è «svolta senza contributi comunali o pubblici ma finanziata attraverso la organizzazione di pranzi e cene per le contrade e per diversi gruppi di acquisto solidale» ed è stata gestita da «volontari e amministratori coordinati dalla Pro loco». (b.m.)

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