La Nuova Sardegna

Sassari

Non voleva uccidere, padre condannato per lesioni

di Nadia Cossu
Non voleva uccidere, padre condannato per lesioni

Torralba, un anno e 5 mesi a un 58enne riconosciuto seminfermo di mente Due anni fa aggredì il figlio con un coltello dopo una discussione in casa

09 ottobre 2014
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TORRALBA. Secondo il giudice, che ha riconosciuto lo stato di seminfermità mentale dell’imputato, quello che accadde nel 2012 in una casa di Torralba non fu un tentato omicidio. E per questo il collegio presieduto da Marina Capitta (a latere Marras e Barmina) ieri mattina ha derubricato il reato – commesso dall’imputato nei confronti del figlio – in lesioni aggravate, così come chiesto dagli avvocati della difesa Sergio Milia e Maria Claudia Pinna, e lo ha condannato alla pena di un anno e cinque mesi. L’uomo, 58 anni, è stato invece assolto dall’altro capo di imputazione che riguardava i maltrattamenti in famiglia. Il giudice ha infine disposto l’applicazione di un anno di libertà vigilata.

Il pubblico ministero Giovanni Porcheddu per quei fatti aveva chiesto una condanna a cinque anni e tre anni di libertà vigilata. Secondo l’accusa l’uomo si sarebbe scagliato con un coltello contro il proprio figlio «solo perché quest’ultimo si rifiutava di dargli una sigaretta». «Atti idonei – li ha definiti il pm – e diretti in maniera equivoca a cagionare la morte del figlio». In particolare, il 2 settembre del 2012, l’imputato aveva «sbattuto il ragazzo con forza al muro – scrive il pubblico ministero – aveva impugnato un coltello da cucina con lama della lunghezza di 13 centimetri e aveva alzato il braccio armato contro di lui dicendogli “ti ammazzo, ti ammazzo” e aveva quindi sferrato un fendente in direzione del cuore» che non ebbe conseguenze devastanti perché il figlio «schivava il colpo riportando una ferita superficiale». L’uomo era stato a quel punto disarmato dalla moglie e dall’altro figlio. In quell’occasione erano intervenuti i carabinieri che lo avevano arrestato. Tanto ce n’era, in sintesi, per il pm, per qualificare l’episodio come un tentato omicidio. L’imputato era anche accusato di aver maltrattato moglie e figli «con minacce, ingiurie e percosse» nel corso degli anni.

L’istruttoria dibattimentale è stata breve, sono stati sentiti i figli dell’uomo e poi c’è stato il riconoscimento della seminfermità mentale. Ieri mattina il capitolo giudiziario si è concluso con la condanna per lesioni e con l’assoluzione per il reato di maltrattamenti.

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