La Nuova Sardegna

Sassari

Il Pcl: «No ai pignoramenti agli agricoltori»

Il Pcl: «No ai pignoramenti agli agricoltori»

Il partito in difesa delle aziende: «Situazione devastante nelle campagne, si colpisce chi è in difficoltà»

05 ottobre 2014
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OZIERI. Non si ferma nel territorio la mobilitazione contro gli espropri che in questi mesi stanno colpendo i proprietari di aziende agricole a causa del mancato o ritardato pagamento di vecchie imposte.

Dopo il caso dell’azienda Camboni di Ardara, nei giorni scorsi c’è stata una grande mobilitazione anche a Ozieri, nell’azienda Mesina: alla fine della giornata gli ufficiali incaricati del pignoramento non si sono presentati, ma per ore il terreno è rimasto presidiato da rappresentanti del Movimento Pastori, di Bardania e del Partito Comunista dei Lavoratori.

Ed è proprio quest’ultimo, per voce dei rappresentanti delle sezioni provinciali di Sassari e Olbia Gianmarco Satta, Sisinnio Bitti, Riccardo Camboni, Gian Franco Camboni, che ora alza la voce in difesa dei diritti dei titolari di aziende agricole e artigiane: il diritto al lavoro, soprattutto, ma anche più in generale il diritto alla stessa sopravvivenza.

«Manderemo in porto tante iniziative per dare coraggio a pastori e artigiani sottoposti alla dittatura dei banchieri affinché si preparino alla lotta - dicono gli esponenti del Pcl - poiché la lotta contro gli sfratti è sacrosanta ed è la prova che nel popolo esiste la solidarietà contro chi vuole negare il diritto all’esistenza e al lavoro: i banchieri, i grandi industriali e gli speculatori».

« La situazione nelle campagne sarde - dicono dal Pcl - è devastante e gli speculatori sono all’opera per approfittare dei pastori in difficoltà con il sistema bancario. Mentre i banchieri e i grandi azionisti si arricchiscono, operai, lavoratori salariati pubblici e privati, pastori e contadini s’impoveriscono sempre di più».

Secondo il Pcl, le vendite all’asta e le esecuzioni volute dalle banche fanno parte di un disegno generale che mira a sottrarre la terra al lavoro agricolo per destinarla ad altri usi. «Sulla Sardegna, dopo il fallimento dell’industria petrolchimica voluta dal regime democristiano nei primi anni Sessanta, sta arrivando una nuova grande rapina coloniale - dicono dal Pcl -: trasformare l’isola in un’area di produzione di energia elettrica da esportare prodotta da pale eoliche, pannelli solari e da centrali con impianti a biomasse, sacrificando la pastorizia e l’agricoltura sarda approfittando della crisi debitoria delle aziende agropastorali».

« Noi - conclude la nota degli esponenti del Partito Comunista dei Lavoratori - saremo sempre in prima fila contro gli sfratti dei pastori dalla loro terra. Bisogna costruire un grande blocco popolare che liberi la Sardegna dalla dittatura delle banche e dei grandi industriali, compresi quelli lattiero-caseari». (b.m.)

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