La Nuova Sardegna

Sassari

I VINI DELL’ESPRESSO Il Barrosu di Montisci come il Sassicaia

di Pasquale Porcu
I VINI DELL’ESPRESSO Il Barrosu di Montisci come il Sassicaia

Il Cannonau Riserva 2012 del produttore di Mamoiada migliore bottiglia sarda con 19/20 come il celebre rosso toscano

03 ottobre 2014
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La Sardegna del vino non finisce mai di stupire: grandi rossi, bianchi profumati, malvasie e vernacce da sogno. Ma soprattutto bottiglie lontane dai gusti omologati di gran parte delle produzioni nazionali. Questa è la fotografia che emerge a scorrere la Guida dei Vini d’Italia dell’Espresso del 2015, da oggi in vendita nelle edicole e nelle librerie. Un atlante preciso che registra i progressi che di anno in anno fanno i diversi produttori isolani.

Balza subito agli occhi la posizione conquistata da Giovanni Montisci da Mamoiada con il suo “Barrosu”. Il “Riserva 2012”, prezzo sui 33/39 euro, nella guida di quest’anno raggiunge la prestigiosa quotazione di 19/20, la stessa attribuita al Sassicaia, massimo punteggio assegnato a un vino sardo per il 2015 dai critici dell’Espresso e che la Guida definisce tra i «Cannonau più profondi, complessi e originali di tutta la Sardegna».

In particolare il Barrosu Riserva 2012 ha «profumi alcolici, avvolgenti, sfumati da sentori di capperi, elicriso; palato di impressionante grip, sapido ma delicato, gentile, pieno di succo; stupefacente il finale che nonostante la bordata alcolica è freschissimo e addirittura balsamico».

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Al secondo posto della classifica dei “migliori” ancora Montisci con il “Barrosu Riserva Franzisca 2011” con 18,5/20. Mentre il Cannonau Riserva Barrosu 2011 ottiene 17,5/20. Un altro produttore originale è Gianfranco Manca di Panevino (Nurri) che piazza il suo Suchino’nau 2013 a un punteggio di 18,5/20, mentre la giovane azienda Poderosa di Thiesi ottiene 18/20 per il suo Lierra 2008 e fa l’ingresso ufficiale nell’Olimpo dei vini.

A 18,5/20 ecco la sontuosa vernaccia di Contini Antico Gregori, un nettare che meriterebbe un riconoscimento dell’Unesco come “patrimonio dell’umanità”.

E se vogliamo ritornare nelcampo dei rossi ecco un bel 18/20 assegnato al Marchese di Villamarina 2009 della Sella & Mosca di Alghero, mentre il Turriga 2010 di Argiolas ottiene 16,5/20 e il Terre Brune 2010 di Santadi ottiene 17/20.

Per quanto riguarda i bianchi la classifica dei migliori la guida Entemari di Pala (Serdiana) con 18/20 al quale seguono due vini di Capichera: il Santi Gaini 2010 (17,5/20) e il Capichera 2012 (17/20).

Ma è sul rapporto tra prezzo e qualità che la Sardegna appare fortissima. Un rapido sguardo alla tabella che pubblichiamo in questa pagina rende l’idea di quello che vogliamo dire. Intanto una osservazione:in tabella i vini ottenuti dai principali vitigni sardi, il Cannonau e il Vermentino, per ribadire, se fosse necessario.

Al primo posto della classifica troviamo un vino di Gostolai, un cannonau del 2010, “Sos usos de una ia” che viene gratificato di un perentorio 17,5/20 per una bottiglia venduta a 12/13 euro (ma in Sardegna potreste trovarla anche a meno). Un vino con lo stesso punteggio, sulla penisola, potrebbe costare molto di più, anche dieci volte tanto. Gostolai compare in questa top 16 con Sonazzos 2010 (16,5/20)

Al secondo posto (con 17/20) un Vermentino di Gallura, quello superiore della Cantina Giogantinu che viene venduto a 7/8 euro. Un risultato, questo della Guida 2015, perfettamente coerente con il brillante risultato ottenuto dalla cantina del Monte Acuto, lo scorso anno. Bissa la bella performance dello scorso anno. con 17/20, anche il Vermentino di Sardegna di Olianas del 2013. E allo stesso punteggio il nobile cannonau Mamuthone del 2012 di Giampietro Puggioni e il sorprendente vermentino di Nuraghe Crabioni (Sorso) Kanimari (17/20)che ha fatto impazzire i buongustai Usa, anche con l’altro Vermentino Tresmontes (16,5).

Fa piacere come il cannonau Restiles 2013 (16,5)di Binzamanna di Martis già amato dai consumatori sia stato scoperto anche dalle Guide. E fa piacere la rimonta delle cantine oristanesi: da Mogoro alla cantina della Vernaccia. Su i calici anche per Cherchi di Usini con suo Vermentino Pigalva, per Mura di Azzanidò col classico Cheremi e per il singolare Theria di Loi di Cardedu.

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