La Nuova Sardegna

Sassari

Renato Pintus, il filatelico che “viveva” per la sua città

Renato Pintus, il filatelico che “viveva” per la sua città

Se n’è andato, l’altro giorno, in punta di piedi, il fondatore del circolo che si occupa di francobolli e monete, con grande attenzione alla storia di Sassari

02 ottobre 2014
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Se n'è andato l'altro giorno, in punta di piedi, Renato Pintus, così come in punta di piedi era vissuto. Tra i tanti sassaresi che amano la loro città, Renato è stato uno di quelli che l'hanno amata di più, dedicando a lei le sue due grandi passioni, la filatelia e la storia. Si potrebbe dire, per la fama di grande specialista della storia postale e della filatelia di cui godeva anche all'estero, che la filatelia (e la numismatica) fossero le facce della sua cultura rivolte verso l'esterno, mentre l'interesse per la storia era la faccia rivolta tutta verso l'interno, strettamente legata non solo alla Sardegna ma anche e soprattutto alla sua città. Ma anche questa attenzione a Sassari e alla sue vicende non era rinchiusa in uno di quei piccoli ghetti personali in cui càpita a molti che vivono in provincia di trovarsi isolati e ingabbiati.

A guardarla ora, per come si è svolta lungo tutta la sua vita, prima che una subdola malattia gliene vietasse l'esercizio, la sua attività di studioso tendeva continuamente a mettere al servizio della città le cose che sapeva, traducendole in lavoro e opere. Così è stato per il Circolo Filatelico e Numismatico sassarese di cui è stato fondatore e poi presidente per tanti anni, che ogni anno ci regalava l'interessantissima Mostra filatelica di Palazzo Civico (uno dei suoi libri più originali è "La storia postale dell'isola di Sardegna", dedicata alle vicende di quest'avventurosa intrapresa). Così è stato soprattutto per il suo lavoro di storico, condensato in diversi libri due dei quali citerò in questa rubrica perché nati, come si può dire?, dalle stesse pietre di Sassari, uno, più generale, su "Sovrani , Viceré di Sardegna e Governatori di Sassari", e l'altro, più legato alla memoria popolare, su "I rioni storici e le vie dell'antica Sassari". Ma siccome era un intellettuale che non solo scriveva ma soprattutto faceva, andranno ricordate le associazioni di ricerca che ha creato e diretto, tra l'una e l'altra, per quasi trent'anni, prima l'"Archivio Storico Sardo", che ha pubblicato negli anni tanti numeri della propria rivista, e poi l'Associazione Storica Sassarese, di cui è stata importante espressione la rivista "Sacer".

E tutto sempre in silenzio, con una modestia pari soltanto alla sua durissima capacità di lavoro. Il premio della Cultura della presidenza del Consiglio è stata piccolissima parte della riconoscenza che gli dobbiamo.

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