La Nuova Sardegna

Sassari

Il “tesoro di Tomè” fu donato alla città che merita di vederlo

Il “tesoro di Tomè” fu donato alla città che merita di vederlo

Oltre ai gioielli e ai preziosi, nel lascito del commerciante c’è una interessante collezione di opere d’arte che il Comune dovrebbe custodire al Canopoleno

25 settembre 2014
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La notizia, già conosciuta da parecchi (come minimo da alcune generazioni di amministratori comunali), del piccolo tesoro in gioielli e preziosi lasciato al Comune dal commendator Angelo Tomè serve a due cose: la prima è ricordare un sassarese che molto amò la sua città e molto fu amato, per la sua bonomia e il suo senso dell’humour che nulla aveva da invidiare a quello di qualunque altro sassarese doc; la seconda è come realizzare la proposta più ovvia, in casi come questo, di poterlo vedere da vicino, questo tesoro (che oltre tutto comprende una interessante collezione di opere d’arte che dovrebbe essere custodita al Canopoleno con le collezioni comunali): e di poterlo vedere da vicino tutti i cittadini, ai quali il donatore ha voluto lasciarlo.

I Tomè dovrebbero essere arrivati a Sassari intorno alla metà dell’Ottocento, se è vero che – a stare al Costa – in quel momento non erano ancora conosciuti come commecianti. Costa cita invece i Rogliani, i Debernardi e i Noce, tutti, soprattutto i primi due, praticamente scomparsi dalla memoria dei sassaresi. Ma nella seconda edizione del suo “Sassari”, uscita nel 1909, poteva scrivere che, mentre molti di queste sartorie erano sparite soppiantate da negozi che vendevano abiti già fatti, le più eleganti e rinomate sartorie del suo tempo erano quelle dei fratelli Ferrucci e di Tomè, aggiungendo che quest’ultimo occupava il piano terreno del moderno Palazzo delle Finanze, appena costruito in quella che sarebbe stata poi via Luzzatti. Alla fine dell’Ottocento il negozio godeva fama di usare particolari facilitazioni ai giovani sassaresi o agli studenti che frequentavano Sassari, anche se non era infrequente che qualcuno di loro avesse poi problemi a onorare il suo debito. Lo stesso Sebastiano Satta, studente universitario a Sassari, ci ha lasciato un famoso epigramma che dice: “Quanto Tomè mi vede / tremo da capo a piedi. / Quand’io vedo Tomè / tremo da capo a piè”.

I Ferrovieri. Che nostalgia, passando in via Porcellana, il grande velo che copre la facciata del Palazzo dei ferrovieri, evidentemente in via di una rinfrescata. Era, tanti anni fa, uno dei più imponenti di Sassari. Sul suo grande cortile intero si affacciava “La provvida”, una cooperativa di consumo certamente, allora, all’avanguardia, circondata dalla fama di sovversivi che avevano (e spesso a ragione) i lavoratori che vi abitavano. Onore alla loro memoria.

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