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Sassari

il processo di san sebastiano

Droga in carcere, la difesa: «Bigella è inattendibile»

Droga in carcere, la difesa: «Bigella è inattendibile»

SASSARI. Le domande dell’avvocato Luigi Esposito sono incalzanti. Tiene tra le mani i fogli dove sono annotate le dichiarazioni di Giuseppe Bigella, quelle che hanno messo nei guai detenuti dell’ex...

19 settembre 2014
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SASSARI. Le domande dell’avvocato Luigi Esposito sono incalzanti. Tiene tra le mani i fogli dove sono annotate le dichiarazioni di Giuseppe Bigella, quelle che hanno messo nei guai detenuti dell’ex carcere di San Sebastiano e anche agenti di polizia penitenziaria. Ma, soprattutto, il legale ha davanti agli occhi proprio il superteste. Bigella ieri è comparso per il secondo giorno consecutivo nell’aula della corte d’assise dove si sta celebrando il processo per il traffico di sostanze stupefacenti a San Sebastiano. Secondo l’avvocato Esposito le contraddizioni nel suo racconto sono evidenti. «Giuseppe Bigella non è attendibile. Subito dopo i fatti di cui riferisce, scrive di aver avuto conferma di determinati episodi da qualcun altro, mentre nell’interrogatorio sostenuto racconta quelle stesse vicende come testimone oculare, collocandole in diversi periodi dell’anno».

È solo una delle incongruenze che il legale avrebbe rilevato durante il controesame del testimone chiave. E prima di lui dubbi sull’attendibilità di Bigella erano stati sollevati anche dal collega Elias Vacca.

La maxi inchiesta «Casanza» sulla droga che sarebbe circolata nel carcere di San Sebastiano fino al 2008 ha finito per mettere sotto accusa quarantacinque persone, soprattutto detenuti ed ex reclusi. Molti di loro imputati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, altri per singoli episodi di cessione di stupefacente. E poi c’erano i tre agenti imputati di concorso esterno.

Il pubblico ministero Giovanni Porcheddu attribuisce a Bigella un ruolo centrale in questo processo e in quello, parallelo, relativo alla morte in carcere di Marco Erittu, che si è concluso a inizio estate con l’assoluzione dei cinque imputati, tra i quali Pino Vandi, figura chiave anche in questa inchiesta. Bigella sostiene infatti che fosse uno dei boss nella «struttura ramificata» che si era creata all’interno di San Sebastiano e attraverso la quale la droga circolava liberamente nelle celle. Ma oggi, davanti al collegio presieduto da Salvatore Marinaro, la difesa ha fatto vacillare le certezze del teste in più di qualche occasione. Prossima udienza il 7 ottobre. (na.co.)

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