La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari e Gerico corrono insieme per la pace

di Antonio Meloni
Sassari e Gerico corrono insieme per la pace

Quattro atleti palestinesi in città per allenarsi. Due settimane di incontri, concerti e scambi culturali

02 settembre 2014
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SASSARI. Lo sport come terreno di incontro su cui unire realtà diverse per stabilire contatti e risolvere conflitti. L’arrivo a Sassari di quattro atleti provenienti da Gerico riporta l’attenzione sulla guerra tra Israele e Palestina, ma propone anche una possibilità di mediazione basata sul valore della solidarietà di cui lo sport è portatore.

Ieri, nella sala Milella dell’Università, Sassari e Gerico si sono date la mano e hanno avviato un’iniziativa che prevede la partecipazione di quattro atleti palestinesi a uno stage organizzato allo Stadio dei pini dalla Federazione italiana di atletica leggera. Per l’occasione hanno indossato la maglia azzurra del Cus (Centro universitario sportivo) Sassari e nel primo pomeriggio hanno cominciato gli allenamenti di preparazione a questa quindici giorni in terra sarda. Arrivano tutti da Gerico e raccontano drammi di un paese sotto assedio in cui ogni attività umana è condizionata dalla guerra.

Duha Idress ha 18 anni, fa i 100 e 200 metri, Ranin Dwedar, di 16, è specialista nel fondo e mezzo fondo e nella stessa specialità corre anche Samen Jalayta, suo coetaneo. Li accompagna Mamoun Baloo, capitano e allenatore di una società sportiva, la “Shabab Ariha”. Con loro c’è un rappresentate del comune di Gerico, Mohamed Isayed, che, forte di una perfetta conoscenza dell’italiano, è il loro interprete e portavoce. Per farli arrivare a Sassari c’è voluto l’impegno e la caparbietà di due associazioni, “Ponti non muri” e “Intercanvi Italia”, da tempo impegnate in progetti studiati per avvicinare la realtà mediterranea alla Palestina.

Essere atleti in un paese assediato è duro: «I territori sono delimitati da un muro di 750 chilometri alto 8 metri – spiega Lavinia Rosa (Ponti non muri) – che limita gli spostamenti di chi vuole raggiungere Israele, ai checkpoint si aspetta ore per un visto che possono diventare mesi per l’espatrio». Il discorso si complica quando si parla di infrastrutture: i ragazzi della “Shabab Ariha” si allenano in un campo di calcio e affrontano grandi sacrifici che diventano la base del loro riscatto sul piano sportivo e umano. L’iniziativa è sostenuta anche dall’Università, dall’Isprom (Istituto studi e programmi per il Mediterraneo), nonché dal Comune di Sassari, dalla Fondazione Banco di Sardegna e dall’Atp. Il messaggio che filtra in modo nitido, espresso chiaramente anche nelle parole di Giovanni Lobrano (Isprom), è quello di fare leva sul ruolo importante che una città come Sassari, e più in generale la Sardegna, possono giocare nel contesto del Mediterraneo. «Il senato accademico – ha rimarcato infatti il rettore Attilio Mastino – già da tempo ha preso posizione nei confronti del conflitto israelo-palestinese chiedendo la fine delle ostilità a carattere immediato e senza condizioni». Sulla stessa frequenza Maria Francesca Fantato, assessore comunale alle Politiche educative, che ha rilanciato il ruolo di Sassari come spazio aperto al dialogo e luogo ideale di possibile soluzione dei conflitti. Fitto anche il programma di iniziative collaterali che vedrà gli atleti palestinesi ospiti in altre città dell’isola: sabato 6 settembre a Cagliari per partecipare a una gara, domenica 7 a Sassari, al teatro della chiesa di Cappuccini, alle 20.15, per un concerto con gli Humaniora. L’11 saranno a Nuoro per un incontro con l’associazione “Progetto Farfalla” e il 12 settembre di nuovo a Cagliari per un’altra gara. Sabato 13 settembre, la chiusura con la festa di commiato al circolo “Aggabbachela” per poi ripartire in aereo, il 15, alla volta di Gerico con un carico di esperienza umana e sportiva che non scorderanno facilmente.

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