La Nuova Sardegna

Sassari

Il paese di trachite rossa è un museo a cielo aperto

di Nadia Cossu
Il paese di trachite rossa è un museo a cielo aperto

Il piccolo centro di 600 anime da aprile fa parte dei borghi autentici d’Italia Il sindaco Cordedda: tanti progetti ma non possiamo garantire i servizi essenziali

22 agosto 2014
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INVIATA A BANARI. Quando ti lasci alle spalle la statale 131 e cominci ad addentrarti nella serie di tornanti, con la vegetazione che si fa sempre più fitta e le colline che ti accompagnano dolcemente lungo il viaggio, capisci subito che stai per arrivare in un posto magico. Un luogo d’altri tempi, un miscuglio di colori e di architetture che non esiste altrove nei paraggi.

Banari, 600 anime appena, è il primo comune della provincia di Sassari ad aver aderito all’Associazione borghi autentici d’Italia. Lo dice con un pizzico di orgoglio il sindaco Gianpiero Cordedda, ormai alla sua terza legislatura. L’entusiasmo è smorzato dalla constatazione successiva: «Quando però è impossibile assicurare ai cittadini anche i servizi essenziali, amministrare diventa davvero difficile». Lui continua a farlo con la passione di sempre.

I servizi. Si capisce cosa intenda dire il sindaco quando parla di difficoltà ad amministrare, dando anche solo un’occhiata ai servizi: in paese non c’è una banca, l’ufficio postale apre solo quattro giorni (prima erano sei), mancano tutte le scuole. «Quattro anni fa hanno chiuso le elementari – spiega Cordedda – I bambini vanno a Thiesi e il Comune assicura il servizio di trasporto per il 60 per cento dal fondo del bilancio comunale. Tanto serve per garantire la frequentazione della scuola dell’obbligo».

I continui tagli hanno messo in ginocchio le casse comunali ma questo splendido paese resiste. Resiste perché le tradizioni ben radicate tra le sue pietre di trachite rossa non hanno alcuna intenzione di cedere il passo. Anzi si rinnovano in continuazione.

L’arte. Banari è un museo a cielo aperto e lo scopri mentre passeggi tra le vie del suo grazioso centro storico tra palazzetti nobiliari, chiese, case che si mescolano tra l’insediamento medioevale e gli edifici nati tra il 700 e l’800. Il Comune, in particolare con l’assessore a Lavori pubblici e decoro urbano Daniela Tola, ha lavorato molto sul progetto di riqualificazione del nucleo storico e il risultato è sotto gli occhi di tutti: un piccolo gioiello che richiama ogni anno centinaia di visitatori. Ci sono incantevoli sculture e affreschi realizzati da artisti riconosciuti in ambito nazionale. E poi è anche una questione di indole, il banarese ama la cultura e la bellezza in generale. E sa diffonderle. Basti pensare che il paese vanta oggi un’importantissima istituzione: la Fondazione Logudoro Meilogu, nata nel 2001 per volontà dell’artista Giuseppe Carta. Un polo museale che, grazie a un’attenta politica di programmazione, promuove oggi l’arte e la cultura a livello nazionale organizzando mostre, convegni, premi, concerti e molte altre iniziative di pregio.

I servizi sociali. «Puntiamo molto su questo settore – spiegano il sindaco e l’assessore competente Paoletta Cabras – Spendiamo 50mila euro per l’assistenza domiciliare agli anziani, abbiamo una bella ludoteca aperta tutto l’anno, abbiamo acquistato dalle suore l’ex scuola materna per realizzare una casa alloggio per la popolazione anziana che costituisce il 70 per cento della comunità». Ma l’amministrazione pensa anche ai giovani: «Con l’Unione dei comuni abbiamo attivato il servizio navetta che consente ai ragazzi di spostarsi in altri centri e di rientrare senza necessità di usare altri mezzi».

Le cooperative di comunità. È un progetto nel quale il sindaco crede molto: gruppi di cittadini che si riuniscono per valorizzare le peculiarità della zona. «Stiamo lavorando – spiega Cordedda – per individuare le persone che costituiscano le cooperative e divulghino ad esempio i nostri prodotti agricoli. Oltretutto per molti rappresenterebbe un’integrazione al reddito». E mentre questo progetto prendeva forma era nata l’idea di aderire ai borghi autentici. Insomma, l’entusiasmo e la buona volontà a Banari non mancano. Tutto però potrebbe funzionare meglio se nelle casse del Comune entrasse qualche soldo in più.

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