La Nuova Sardegna

Sassari

La vestizione dei ceri tra i rulli dei tamburi e gli inni degli obrieri

di Daria Pinna
La vestizione dei ceri tra i rulli dei tamburi e gli inni degli obrieri

Ieri molti turisti hanno assistito all’addobbo dei candelieri Un antico rituale che riserva sempre nuove emozioni

15 agosto 2014
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Sempre uguale, sempre diversa. Anche se segue un rituale codificato da secoli, la vestizione dei candelieri regala emozioni nuove grazie alla freschezza dei gesti, mai identici. Così è stato anche ieri mattina: nelle rispettive sedi i gremianti hanno addobbato con cura i loro enormi ceri votivi sotto lo sguardo entusiasta di tanti visitatori, turisti ed esponenti della politica locale. Nel tempo, infatti, si è andata consolidando la prassi del passaggio delle autorità municipali nei luoghi della “vestizione”, una sorta di petit tour cittadino che va oltre il semplice atto formale della visita di cortesia: in tanti, sindaco compreso, hanno percorso il centro storico per visitare le case degli obrieri maggiori o, in alternativa, le sedi dei gremi per assistere alla vestizione. Anche i turisti hanno potuto osservare tutto da vicino grazie al “Trenino Ajò” che per tutta la mattinata li ha trasportati tra le vie del centro storico per assistere alla preparazione dei Candelieri.

Proprio con la vestizione, i gremianti danno ai ceri di legno un’anima, addobbando con cura e precisione il proprio Candeliere quasi fosse una creatura da coccolare. Un’ultima spolverata al cero, poi la sistemazione del capitello collocato sulla sommità del fusto e dei “Bora bora” alla base e il candeliere è quasi pronto. Il prezioso anello di banderuole di broccato di vari colori viene sistemato in maniera tale da formare una corona. Al centro si erge, spiegata, la bandiera che porta il nome dell’Obriere di Candeliere in carica. Ci si ferma un attimo a guardare quella “creatura” tutta da ammirare e l’emozione lascia spazio ad un toccante applauso. Siamo davanti alla sede dei Viandanti, in via Martino Bologna, a pochi passi da corso Vittorio Emanuele. La gente si accalca, vuole vedere e immortalare un momento suggestivo, dal quale, di fatto, ha inizio la festa. «È un’emozione difficile da spiegare - confessa Nicola Senes, obriere di candeliere -, abbiamo trascorso le ultime due settimane dedicandoci anima e corpo all’organizzazione di questa giornata così importante e vogliamo che tutto vada per il verso giusto». Non distante dalla sede dei Viandanti, si sente il rullo dei tamburi e il suono del piffero che proviene da Vicolo Pigozzi, “dimora” dei Fabbri. Intanto, fuori dalle sedi è stato perfino allestito uno stand con alcuni gadget che ricordano la festa grande, una sorta di marketing della Faradda. Il candeliere è “vestito”, ai portatori non resta che esercitarsi nel tradizionale ballo accompagnato da pifferi e tamburi. «Fallu baddà», canta la folla, un canto d’amore diventato ormai un inno. Sono appena le dieci del mattino ma le persone sono “cariche”.

Qualche gruppetto intona canzoni in sassarese, senza risparmiarsi le corde vocali che da lì a poche ore saranno adoperate senza misura. Perfino il presidente della Dinamo, Stefano Sardara, veste i panni del portatore davanti alla sede dei Sarti, scatenando l’entusiasmo della gente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative