La Nuova Sardegna

Sassari

Questo è il Candeliere di chi spera nel futuro

di Pinuccio Saba
Questo è il Candeliere di chi spera nel futuro

Così padre Paolo Atzei nel suo saluto ai detenuti e al personale del carcere Si è ripetuta una cerimonia inaugurata 10 anni fa con un cero di carta

13 agosto 2014
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SASSARI. «Possiamo “ballare” un’altra volta il Candeliere?». In questa richiesta (esaudita) fatta da uno dei portatori al capo candeliere Gianfranco La Robina c’è tutto il sentimento che lega i sassaresi alla Festha Manna del 14 agosto, quando la città di veste a festa e scioglie il voto fatto alla Vergine dell’Assunta per aver fatto cessare una pestilenza. Un sentimento che i responsabili del carcere sassarese di San Sebastiano avevano colto perfettamente, dieci anni fa, quando fra i lavori che proponevano alcuni detenuti ce n’era uno che mirava a costruire un candeliere. «Fu davvero emozionante vedere quel candeliere fatto con rotoli di carta e scatole di pasta – ha raccontato ieri la direttrice del carcere Patrizia Incollu – ed è stato altrettanto emozionante vedere l’impegno profuso in questi anni per realizzare e completare il Candeliere di San Sebastiano». Un progetto che è stato reso possibile grazie alla collaborazione dell’Intergremio «che da subito si è messo a disposizione di tutti noi – ha ricordato ancora Patrizia Incollu – e anzi i loro rappresentanti non si mettevano alcun problema a far rifare un lavoro che a loro giudizio non era perfetto».

Un’anticipazione della festa di dopodomani, quella che ieri si è tenuta nel teatro del nuovo carcere di Bancali. Un teatro privo dell’aria condizionata («forse perché il progettista pensava che qui si stava al fresco», ha detto il conduttore della cerimonia Umberto Graziano) ma che non ha impedito ai portatori di “ballare” il candeliere davanti al sindaco Nicola Sanna e ad alcuni rappresentanti dell’esecutivo e del consiglio comunale, all’ex sindaco e attuale presidente del consiglio regionale Gianfranco Ganau, all’arcivescovo padre Paolo Atzei, ai rappresentanti delle forze armate e delle forze dell’ordine e a una delegazione di detenuti. Un candeliere che, come ha annunciato ancora Patrizia Incollu, a settembre verrà ricostruito con la collaborazione dell’Integremio ma anche del personale carcerario. «L’Intergremio ci tiene tanto a questo Candeliere – ha detto il presidente Salvatore Spada – ci da la possibilità di non staccarci dalla città, di vivere il territorio, di vivere lo stesso sentimento per questa nostra festa. Ed è per questo che vi voglio salutare con il saluto dei portatori della Macchina di Santa Rosa (anche questa Patrimonio dell’umanità Unesco): “siamo tutti di un sentimento”, a significare la devozione e l’affetto per la Faradda e per la città». «Questo Candeliere è un simbolo di speranza – ha aggiunto Gianfranco Ganau –, una speranza che vdremo “ballare”che domani in occasione del Candeliere d’Oro. E per questo chi vi auguro a zent’anni ma a fora». «I Candelieri sono il simbolo della speranza di un mondo migliore – gli ha fatto eco padre Paola Atzei –, la speranza che avevano i nostri padri quando si sono rivolti alla Vergine Assunta, la speranza che avete voi. E proprio a voi rivolgo una preghiera: come i nostri padri non fate spegnere mai questo Candeliere».

«Avvertiamo, forte, il peso di questa cultura – ha detto nel suo saluto il sindaco Nicola Sanna –, una cultura che risuona a ogni angolo della citta, che cammina sul rullare dei tamburini. Cominciare qui la mia prima Faradda da sindaco è significativo ed è per questo che il mio saluto a tutti, che è anche una speranza di vita migliore, non può essere che il più classico a zent’anni». La risposta è stato un fragoroso applauso, allargato ai portatori che nonostante il caldo, lo stress e la stanchezza accumulata con le prime “discese” hanno volto salutare tutti, ospiti e addetti ai lavori, con un’ultima danza sulle note della canzone di Ginetto Ruzzetta che ha immortalato in musica la Faradda, “Li Candareri”.

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