La Nuova Sardegna

Sassari

Il ministro: «La corte d’appello resterà»

di Paoletta Farina
Il ministro: «La corte d’appello resterà»

Il sindaco strappa ad Andrea Orlando l’impegno che la sezione staccata non verrà cancellata nel piano nazionale

06 agosto 2014
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SASSARI. Missione a Roma del sindaco Nicola Sanna che ieri ha incontrato il ministro della Giustizia Andrea Orlando per chiedere di mantenere in vita la sede di corte d’appello e sostegno finanziario per la riconversione dell’ex carcere di San Sebastiano in polo degli uffici giudiziari. Il risultato del faccia a faccia, al quale erano presenti anche il capo di gabinetto Giovanni Isetta e la deputata del Pd Giovanna Sanna, è questo: il ministro ha preso l’impegno a non cancellare la sezione staccata della corte d’appello e a convocare a settembre una riunione tecnica in cui si discuterà il progetto di riqualificazione dell’ex penitenziario di via Roma e delle risorse necessarie per realizzarlo.

Quello sulla corte d’appello è un risultato che si può vedere nell’ottica del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Da una parte aver ottenuto di conservare la sezione staccata sassarese rappresenta una vittoria perché, come ha ribadito il Guardasigilli, il piano nazionale di riorganizzazione degli uffici giudiziari prevede un solo distretto di corte d’appello per regione. Il ministro Orlando ha però riconosciuto la necessità di far restare operativa la sede sassarese «anche in considerazione dei risultati ottenuti in questi 22 anni di attività, e della distanza dal capoluogo regionale», ha commentato il sindaco che con la deputata Sanna gli ha ricordato la “battaglia” che la città fece per l’istituzione dell’ufficio.

Dall’altra parte, però, Sassari aveva sempre puntato sulla costituzione di un ufficio autonomo da Cagliari e chiedeva addirittura l’istituzione della direzione distrettuale antimafia e una sede ugualmente autonoma del Tar. Il ragionamento del sindaco è però che, paradossalmente, «se già avesse avuto la sede autonoma, Sassari l’avrebbe persa proprio adesso che si sta rivoluzionando a livello nazionale il numero delle corti d’appello».

L’altro capitolo su cui a Roma è stata data disponibilità è quello del carcere ottocentesco, chiuso lo scorso anno, sulla cui destinazione a polo giudiziario si era trovata unità d’intenti tra l’amministrazione comunale, la magistratura e l’avvocatura.

La sorpresa è stata che il ministro ignorava il progetto di ristrutturazione di San Sebastiano, progetto contenuto nel protocollo d’intesa firmato, dieci giorni prima delle elezioni comunali del 25 maggio, dal commissario straordinario Guido Sechi. E che il 6 maggio scorso era stato portato all’attenzione degli uffici del ministero. Comunque Orlando, nell’incontro di ieri ha mostrato interesse per la riconversione degli oltre 18mila metri quadri dell’ex penitenziario. Il sindaco ha rappresentato al ministro il risparmio che consentirebbe allo Stato il trasferimento di tutti gli uffici in un’unica sede. Basti pensare che ogni anno si spendono due milioni di euro per gli affitti da privati di edifici ad uso giudiziario. Oltretutto si tratta di uffici che sono sparpagliati per tutta la città e il loro raggiungimento causa disagi a gli utenti e agli operatori di giustizia.

Ma è chiaro che per ristrutturare il carcere di via Roma servono risorse di cui il Comune non dispone. Per realizzare la riconversione occorrerebbero dodici milioni di euro, una cifra consistente che occorre trovare. Un’impresa non semplice considerati i tagli alla spesa del governo, ma la speranza è che a settembre quando si entrerà nei dettagli al tavolo tecnico del ministero, si trovi la quadra. E tra gli argomenti ci sarà anche quello di conservare una parte di San Sebastiano come testimonianza storica , creandovi un centro museale».

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