La Nuova Sardegna

Sassari

Scandalo Lingua blu: appello alla Regione

Scandalo Lingua blu: appello alla Regione

I consiglieri provinciali Sini, Arca, Mellino e Meloni chiedono la costituzione di parte civile al processo

29 luglio 2014
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PATTADA. «La Provincia di Sassari si attivi affinché la Regione si costituisca parte civile nel processo contro i presunti responsabili dei danni provocati dai vaccini contro la blue tongue». E’ questa la richiesta contenuta in un ordine del giorno presentato nei giorni scorsi dai consiglieri del territorio Angelo Sini, Daniele Arca, Giuseppe Mellino e Salvatori Meloni che sarà discusso nella seduta consiliare convocata per giovedì 31 luglio.

Nel pieno clamore dello “scandalo” che ha coinvolto gli alti vertici del Ministero della Salute, i consiglieri chiamano in causa la Provincia, con una richiesta indirizzata al presidente della Provincia Alessandra Giudici e all’assessore all’Ambiente Palo De Negri, invitandola ad attivarsi istituzionalmente e politicamente nei confronti della giunta regionale, che ancora non ha sciolto definitivamente le riserve sulla volontà di costituirsi o meno parte civile nel processo.

Il procedimento giudiziario, come si ricorderà, è nato qualche giorno fa con l’apertura dell’indagine da parte della Procura di Roma nei confronti del direttore generale del Dipartimento Alimenti e Sanità Veterinaria del Ministero della Salute e del direttore dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise con l’accusa di aver “causato la diffusione della blue-tongue per siero conversione da virus vaccinale, provocando ingenti danni al patrimonio zootecnico nazionale”.

E’ noto a tutti, come ricordano i consiglieri provinciali nel loro ordine del giorno, che i maggiori danni da tale vaccinazione si sono avuti in Sardegna, «con aumento della patologia, degli aborti e della perdita di produzione da parte del comparto dell’allevamento ovino e dell’allevamento bovino presenti nella nostra isola».

Occorre quindi una forte presa di posizione da parte della Regione e anche da parte dei territori, a cominciare dal livello istituzionale intermedio costituito dall’amministrazione provinciale, perché qualora venisse appurata la veridicità delle accuse si possano ottenere dei risarcimenti che, ovviamente, dovranno andare a beneficio degli allevatori.

I quali, come ricordano i quattro consiglieri proponenti, erano stati i primi a lanciare l’allarme «lamentando una recrudescenza della malattia in dipendenza delle vaccinazioni» nonché l’insorgere di malattie, aborti e malformazioni degli agnelli. Le loro voci all’epoca «furono pressoché ignorate» eppure oggi pare che gli allevatori avessero davvero ragione.

Una circostanza su cui farà chiarezza la Procura di Roma, ma in attesa della sentenza la Regione sarda deve premunirsi. (b.m.)

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