La Nuova Sardegna

Sassari

Cinque ex detenuti coltivano il futuro in un orto solidale

di Antonio Meloni
Cinque ex detenuti coltivano il futuro in un orto solidale

Tottubella, progetto di reinserimento della coop Differenze Programma basato sul metodo dell’“orticoltura sinergica”

26 luglio 2014
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SASSARI. L’obiettivo è la riabilitazione di persone reduci da esperienze negative. Il sistema, l’attività agricola praticata secondo il metodo innovativo dell’orticoltura sinergica. Una formula vincente collaudata e messa a punto con successo dagli operatori della cooperativa “Differenze”, fondata nel 2009 dal sacerdote salesiano e cappellano del carcere Gaetano Galia.

Ieri, in un terreno di Tottubella, dove la cooperativa ha impiantato un’azienda, i responsabili del progetto “Orti solidali”, realizzato in collaborazione con l’amministrazione carceraria, hanno organizzato un incontro per illustrare i risultati della prima fase di un programma studiato con l’intento di formare cinque persone in affidamento ai servizi sociali per prepararle a gestire in autonomia un orto agricolo sinergico.

«Il nostro obiettivo – spiega infatti Luciano Piras, presidente della cooperativa “Differenze” – è quello di sfruttare la componente pedagogica dell’attività agricola usandola nel processo di riabilitazione, per consentire a persone che vivono nel disagio derivante da condizioni di degrado non solo di riacquistare consapevolezza e dignità, ma anche di imparare materialmente un mestiere. Il saper fare, e la concreta possibilità di fare, rappresentanto infatti già un primo passo spesso decisivo nel rinserimento».

La scelta dell’agricoltura sinergica non è un caso, perché l’attività agricola è praticata secondo principi di sostenibilità. Sul piano tecnico, il campo viene coltivato senza trattamenti di sintesi, senza lavorare il suolo, ma lasciando che la terra si nutra delle sostanze organiche prodotte dagli scarti. «Occorre preparare il terreno a mano con bancali di 40-50 centimetri di altezza – prosegue Piras – su superfici irrigate con impianto a goccia e ricoperte con uno strato di paglia». Un’attività economicamente sostenibile, dunque, per la quale la Cooperativa, che ha sede a Sassari, nella borgata di San Giorgio, ha avuto un finanziamento regionale di centomila euro e la concessione di terreni demaniali ad affitto agevolato per finalità sociali.

Naturalmente l’attività non è fine a se stessa, ma è legata alla vendita dei prodotti agricoli che vengono poi inseriti all’interno di una filiera con il valore aggiunto della sostenibilità non solo economica. «L’aspetto importante – tiene a rimarcare Luciano Piras – è il fatto che i lavoratori, assieme alle tecniche agricole, imparano a fare lavoro di squadra, maturando consapevolezza e lavorando per obiettivi».

La riabilitazione sociale, dunque, parte dalla terra e dal desiderio di riscatto che ognuno di loro trasforma in energia buona da impiegare nell’attività agricola. Il finanziamento regionale sosterrà il progetto per un anno, ma l’obiettivo della cooperativa è quello di creare un centro permanente che possa essere un punto di riferimento e di formazione per tutti coloro che vivono o hanno vissuto situazioni di disagio legate a esperienze negative.

«L’idea di fondo – conclude infatti don Gaetano Galia – è quella di avviare questi progetti a monte, per realizzare percorsi di riabilitazione basati sugli stessi principi, ma alternativi alla detenzione, perché solo in questo modo è possibile la riabilitazione sociale e il reinserimento di persone che diversamente sarebbero soggette a ricadere facilmente nella devianza, l’auspicio, allora, è che progetti come questo possano sempre contare sul sostegno delle istituzioni pubbliche attraverso la destinazione di risorse finalizzate al recupero e alla riabilitazione sociale».

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