La Nuova Sardegna

Sassari

A Nule festa di Sant’Antonio oscurata dalle liti fra eredi

NULE. A distanza di poco più di un mese dalla giornata del 13 giugno c’è ancora un certo malumore a Nule per gli esiti dell’organizzazione della festa di Sant’Antonio, che ha visto ripetersi la...

24 luglio 2014
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NULE. A distanza di poco più di un mese dalla giornata del 13 giugno c’è ancora un certo malumore a Nule per gli esiti dell’organizzazione della festa di Sant’Antonio, che ha visto ripetersi la tradizionale distribuzione del pane e del “casu furriadu chin bussiottu”. «Si è sbandierata una trasparenza che in realtà non c’è stata, se non per pochi», dicono infatti alcuni eredi della famiglia Manca parlando dell’edizione di quest’anno di un rito che si temeva di perdere dopo la scomparsa dell’anziana Antoniangela, a sua volta erede del soldato nulese che 157 fa aveva avviato l’iniziativa come voto per essere scampato alla Guerra di Crimea. Ogni anno la casa di famiglia veniva aperta per accogliere le donne che facevano il pane e i pastori che donavano il formaggio che poi veniva distribuito a tutto il paese, a cominciare dai bambini. «Per non perdere l’usanza raccontano i citati eredi - a giugno uno degli usufruttuari della casa si è assunto la responsabilità di riaprire le porte senza però che ci fosse stato in precedenza un accordo con gli altri usufruttuari, come previsto dal codice civile. L’apertura della casa è stata una sorpresa per tutti, anche dello stesso nostro parroco che, sentito il vescovo, aveva organizzato solo i riti religiosi. Le donne per il pane, gli uomini per la lavorazione del formaggio, che da decenni collaboravano per mantenere “s’impinnu” (il voto) e, come detto, lo stesso parroco, non hanno partecipato (il pane e il formaggio sono stati portati in chiesa per la benedizione durante la messa) in quanto erano a conoscenza che fra gli usufruttuari non c’era accordo: anzi, - aggiungono gli eredi - nulla ci era stato detto né tantomeno chiesto. Tutto ciò non ha consentito che la tradizione venisse svolta come di consueto e addirittura la festa fatta con contorno di canti e morra ha profanato la casa della defunta dopo appena otto mesi dalla sua scomparsa». Per gli “altri” usufruttuari della casa, quindi, «la festa non è stata quel gran successo di cui si è parlato (anche in queste pagine, ndr) considerando che della tradizione non tutti hanno beneficiato: soprattutto alcuni di noi usufruttuari, che quest’anno sono stati esclusi da “s’imbiu”. A questo punto noi “altri”, usufruttuari e nudi proprietari (indicati da Antoniangela nel suo testamento, ndr), ci chiediamo: dov’è la tradizione? dov’è la devozione che sino a poco tempo fa aveva consentito di mantenere in vita questo rito?». In questa triste storia, comunque, l’auspicio della comunità di Nule è che la tradizione de “s’impinnu”, l’antico voto, non vada persa. (b.m.)

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