La Nuova Sardegna

Sassari

Commemorazioni di pace Asinara esempio europeo

di Gianni Bazzoni
Commemorazioni di pace Asinara esempio europeo

Stintino, ricordati in un convegno i prigionieri austro-ungarici morti sull’isola Presentati studi e ricerche storiche affidati alle università di Sassari e Belgrado

13 luglio 2014
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STINTINO. Migliaia di morti, prigionieri dell’esercito austro-ungarico decimati da tifo e colera. Una delle pagine più drammatiche della storia dell’Asinara, il ricordo del viaggio-calvario di migliaia di uomini che non avevano più niente, neppure vestiti adatti per sopportare il freddo inverno dei Balcani. Quell’esercito senza più forze venne decimato dalle malattie (tifo e dissenteria) e dalla fame. E per migliaia di loro, l’Asinara fu l’ultima tappa di un viaggio dell’orrore. Morte di massa, fosse scavate e corpi cosparsi di calce viva. Finì così.

Per dare voce ai profughi serbi e ai prigionieri austro-ungarici che morirono nell’isola dell’Asinara duranta la Grande guerra, si è svolto venerdì a Stintino un convegno (presenti delegazioni della Giordania, Libano e degli Emirati Arabi)che ha un titolo carico di speranza: «Commemorazioni di pace». Sono stati presentati i progetti di ricerca storica e biomedica, grazie a una iniziativa che vede insieme il Comune di Stintino e quello di Porto Torres, il Parco nazionale dell’Asinara e l’Università di Sassari. È un progetto che esce dai confini territoriali e si cala in una dimensione europea e ha ottenuto il plauso della Presidenza della Repubblica.

«Commemorazioni di pace: i profughi serbi e i prigionieri austro-ungarici nell’isola dell’Asinara durante la prima guerra mondiale» diventa così una occasione per promuovere iniziative concrete e valorizzare un lavoro che vuole tramandare la memoria storica di uno degli eventi tra i più tragici della Grande guerra, e candida l’Asinara e il nord-ovest della Sardegna quale luogo di incontro tra popoli.

«Nelle nostre intenzioni – ha detto il sindaco di Stintino Antonio Diana – il progetto avrà una durata di tre anni, e non si chiude con la ricerca storica e scientifica. È una idea ambiziosa, e vuole collocare l’Asinara al centro dell’Europa, si punta ad ottenere anche il riconoscimento dell’Unesco».

È evidente che l’isola ha tutte le credenziali per diventare un Parco europeo, per valorizzare un potenziale che al momento è stato scoperto e conosciuto solo in minima parte. Coinvolgere il maggior numero di attori, questa la missione. E si guarda già al mese di giugno del 2015, quando si vuole realizzare un convegno sul tema della pace tra i popoli e un «Festival della pace» con mostra itinerante formata da foto, documenti e filmati. E poi un presepe delle etnie, un campus giovani per il recupero dei luoghi della memoria che coinvolge le espressioni delle diverse etnie.

«Un percorso della memoria – ha detto il sindaco di Sassari Nicola Sanna – che possa rendere sempre più comprensibili a tutti le ragioni dell’unità». La ricerca storica e tutte le fasi di studio saranno portate avanti dall’Università di Sassari (con Susi Trova, delegata dal rettore) che collaborerà con quella di Belgrado.

«Questo progetto – ha detto Petar Skundrich, consigliere del primo ministro serbo – è il modo più umano per ricordare la tragedia della guerra, e la promozione dell’Asinara come zona di pace europea è il miglior messaggio per tutto il mondo».

Tra le iniziative, una campagna di bioarcheologia per scoprire le cause della morte dei profughi sull’isola e la loro origine etnica. La campagna di scavo e l’analisi del Dna sarà portata avanti dal Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Sassari con il professor Salvatore Rubino.

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