La Nuova Sardegna

Sassari

Paolo Maninchedda: «Unire le città ai piccoli Comuni»

di Letizia Villa
Paolo Maninchedda: «Unire le città ai piccoli Comuni»

CHIARAMONTI. Abbanoa e le reti colabrodo, i procedimenti Pia e Pai, le infrastrutture e la penosa situazione viaria con l’incompiuta strada dell’Anglona e quella di Santa Giusta, i limiti imposti...

30 giugno 2014
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CHIARAMONTI. Abbanoa e le reti colabrodo, i procedimenti Pia e Pai, le infrastrutture e la penosa situazione viaria con l’incompiuta strada dell’Anglona e quella di Santa Giusta, i limiti imposti dal patto di stabilità che blocca risorse e imprese, le centrali di committenza per gli appalti e gli investimenti per la scuola, lo spopolamento crescente e la richiesta, quasi paradossale, di nuovi alloggi con la necessità di una rinnovata edilizia residenziale pubblica. Non da ultimo lo spauracchio della possibile fusione o, addirittura, scomparsa dei piccoli Comuni e, ancora, il nodo delle Terme di Casteldoria che, assieme ad altre valorizzate potenzialità del territorio, potrebbe veramente rendere l’Anglona competitiva al pari di più blasonate località turistiche.

Questi alcuni dei problemi che attanagliano la vita dei piccoli Comuni dell’Anglona e che i sindaci di appartenenza hanno riportato all’attenzione dell’assessore regionale ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda in occasione dell’incontro che si è tenuto sabato sera a Chiaramonti per mediazione del consigliere regionale Sandro Unali, chiaramontese rappresentante delle istanze del territorio.

Oltre al sindaco di Chiaramonti Marco Pischedda, erano presenti quelli di Nulvi Mariolino Buscarinu (anche vicepresidente dell’Unione dei Comuni dell’Anglona e Bassa Valle del Coghinas), di Erula Antonello Pileri, di Martis Tiziano Lasia, di Sedini Stefano Ruiu, di Laerru Pietro Moro, di Perfugas Mario Satta e di Santa Maria Coghinas Pietro Carbini. Tra gli intervenuti anche i consiglieri regionali Sandro Unali di Chiaramonti e Pier Mario Manca di Thiesi che, come anche Satta sull’esempio della Finlandia, ha dato voce alla necessità di una programmazione che vada dal basso, e quindi dalle amministrazioni locali, verso l’alto per ottimizzare le risorse e concentrarle su ciò di cui si ha davvero bisogno.

«È mio dovere venire nei paesi della Sardegna. È quello che si dovrebbe fare abitualmente perché sindaci e assessori fanno parte dello Stato ed è importante avere l’idea di far parte della stessa cosa, dello stesso organo di Governo - ha detto Maninchedda -. Le risorse mancano qui e mancano in Regione. Siamo in una fase recessiva: non stiamo producendo ricchezza e stiamo consumando il risparmio. Bisogna avere una strategia per uscire dalla crisi». «Il debito dell’Italia è troppo alto e lo Stato non ha risorse. Come possiamo procurarcele? Usando gli spazi liberi. Bisogna fare un piano delle infrastrutture che nasca da una dialettica. Ora c’è un’idea della Sardegna che congiunge i grandi centri. Io sto pensando ai contratti di disponibilità».

Il che presupporrebbe una società con l’Anas. Altre vie possibili che Maninchedda ha indicato: pensare a comodati in cambio di ristrutturazioni, fare edilizia residenziale pubblica sull’edificato esistente, accettare la sfida dell’housing sociale creando una specie di città diffusa, portare a casa l’idroelettrico. E ancora l’impegno per proteggere il Gestore unico Abbanoa e deverticalizzare la società, la politica estera messa in campo dalla Regione con il Qatar per il nuovo ospedale di Olbia».

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