La Nuova Sardegna

Sassari

Processo Erittu, rischiavano l'ergastolo: assolti i tre accusati di omicidio in carcere

Processo Erittu, rischiavano l'ergastolo: assolti i tre accusati di omicidio in carcere

Il pm aveva chiesto la massima pena per Pino Vandi, Nicolino Pinna e Mario Sanna. La corte d’Assise del tribunale Sassari, dopo 10 ore di camera di consiglio, ha assolto tutti perché il fatto non sussiste

23 giugno 2014
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SASSARI. Sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste il presunto «mandante» Pino Vandi, il detenuto Nicolino Pinna e l’agente di polizia penitenziaria Mario Sanna, accusati di essere legati, con ruoli diversi, al presunto omicidio del detenuto Marco Erittu, avvenuto il 18 novembre del 2007. Questa la sentenza della corte d’Assise di Sassari emessa alle 21,25 dopo 10 ore di camera di consiglio. Il pm Giovanni Porcheddu aveva chiesto l'ergastolo per i tre imputati per concorso in omicidio. Si chiude così in primo grado uno dei casi giudiziari più complessi e controversi degli ultimi anni. Ad accusare i tre e ad autoaccusarsi del delitto era stato il pentito Giuseppe Bigella, al quale la corte d’Assise, presieduta dal giudice Pietro Fanile, non ha creduto. Bigella, già condannato per l’omicidio e la rapina ai danni di una gioielliera di Porto Torres, sta scontando la pena anche per delitto di cui sostiene di essere responsabile.

Nel processo erano entrati anche altri due agenti di polizia penitenziaria: Giuseppe Soggiu e Gianfranco Faedda, entrambi accusati di favoreggiamento perché secondo la Procura avrebbero contribuito a inquinare la cella di Erittu dopo il rinvenimento del cadavere. Per loro due il pm ha chiesto una condanna a quattro anni. Oggi sono stati assolti anche loro.

Sono passati sette anni dalla morte del detenuto Marco Erittu. Era il 18 novembre del 2007 quando gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di San Sebastiano lo trovarono senza vita nella sua cella del braccio promiscui. Era in isolamento, in una cella liscia, perché in qualche occasione aveva manifestato la volontà di uccidersi. Ecco perché la sua morte fu da subito archiviata come suicidio. I gesti di autolesionismo messi in atto dalla vittima erano frequenti e quella striscia di coperta trovata avvolta sul suo collo e legata alla spalliera del letto quasi a voler fungere da cappio, aveva lasciato pochi dubbi agli investigatori. Ma all’improvviso, a distanza di anni, era spuntata un’altra “verità”. Quella di Giuseppe Bigella, un portotorrese che decide di collaborare con gli inquirenti confessando di esser stato lui a uccidere Marco Erittu perché così "gli aveva ordinato Pino Vandi" (anche quest’ultimo all’epoca rinchiuso a San Sebastiano). L’obiettivo, stando al racconto del reoconfesso, era quello di mettere a tacere per sempre una persona (Erittu) che era a conoscenza di informazioni importanti relative a una connivenza tra criminalità sassarese e barbaricina. Erittu aveva manifestato l’intenzione di parlare con il procuratore della Repubblica e per questo, a detta di Bigella, doveva essere ammazzato. Il pentito chiama in correità non solo Vandi ma anche un altro detenuto, Nicolino Pinna (che lo avrebbe aiutato a simulare il suicidio), e l’agente di polizia penitenziaria Mario Sanna (indicato come colui che avrebbe aperto agli assassini la cella della vittima). Per tutti e tre il pubblico ministero Giovanni Porcheddu aveva chiesto l’ergastolo. Ma stasera è arrivata la sentenza di assoluzione.

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