La Nuova Sardegna

Sassari

Bancali, carcere nuovo con problemi vecchi

di Vincenzo Garofalo
Bancali, carcere nuovo con problemi vecchi

La garante Sechi: pochi agenti e solo 4 educatori per 340 detenuti, subito provvedimenti di clemenza

20 giugno 2014
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SASSARI. Quattro educatori per 340 detenuti, numero di agenti insufficiente, celle a due letti trasformate in stanze a tre posti, pochi assistenti sociali rispetto alle necessità, strutture ancora incomplete. Il carcere di Bancali sarà nuovo e sicuramente migliore della vecchia galera di San Sebastiano, ma presenta numerosi peccati originali che rendono inumana la vita dei prigionieri. A passare ai raggi x il nuovo istituto di pena sassarese sono Cecilia Sechi, Garante dei diritti delle persone private della libertà, Giuseppe Conti, vicepresidente delle Camere penali italiane, Gabriele Satta e Maria Claudia Pinna, della Camera penale “Enzo Tortora” di Sassari. Partendo dall’analisi della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che un anno fa ha condannato lo Stato italiano per le condizioni della maggior parte delle carceri, i quattro addetti ai lavori evidenziano i problemi del sistema carcerario e suggeriscono come unica e vera soluzione concreta l’applicazione di uno o più provvedimenti di clemenza. «Siamo molto preoccupati per le condizioni dei detenuti – spiega Cecilia Sechi – la struttura di Bancali non è peggio delle altre, ma di sicuro ha il vantaggio di essere una costruzione nuova». Ma per i detenuti e per il personale che lavora all’interno dell’istituto, Bancali resta tutt’altro che un luogo sereno. «Su 340 detenuti, ci sono oltre cento persone in attesa di giudizio. 227 sono condannati in maniera definitiva, 57 sono in attesa del giudizio di primo grado, 15 sono ricorrenti, 16 appellanti e poi ci sono 27 cosiddetti giovani adulti (tra i 18 e 21 anni) – continua Sechi – Gli agenti penitenziari sono oberati di lavoro e devono svolgere anche compiti non loro per sopperire alla carenza di altre figure professionali. Ci sono solo quattro educatori, lo stesso numero che era in servizio a San Sebastiano. Solo che nel vecchio carcere c’erano 180 detenuti, a Bancali il doppio». Carenze che si ripercuotono sui detenuti. «Questo Governo ha inaugurato un cambio di marcia e perlomeno ha dimostrato la volontà di voler affrontare il problema carceri. Ma in Italia siamo lontani da un sistema che tuteli i diritti dell’uomo. Servono provvedimenti di clemenza, atti di coraggio politico che alleggeriscano l’enorme peso che grava sulle carceri», spiegano Conti, Satta e Pinna. «Dopo la sentenza Torreggiani, quest’anno il Consiglio d’Europa sui diritti dell’uomo non ha sanzionato l’Italia, non è stata promossa ma rimandata al 2015. Nel frattempo ci sono 4mila cause pendenti a Strasburgo, denunce di detenuti privati dei loro diritti nelle prigioni italiane».

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