La Nuova Sardegna

Sassari

L’Arciconfraternita si riprende la sede

di Nadia Cossu

Sentenza d’appello: il palazzo di via San Sisto torna ai legittimi proprietari rimasti vittime di un raggiro

19 giugno 2014
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SASSARI. Il palazzo “conteso” di via San Sisto torna al legittimo proprietario: l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento. Lo hanno deciso i giudici della corte d’appello di Sassari (sezione civile) che hanno annullato il giudizio di primo grado e la relativa sentenza che invece aveva dichiarato proprietario Giovanni Bosco Zedda. Tutto da annullare perché la notifica «dell’atto introduttivo del giudizio è avvenuta in un luogo diverso da quello di residenza della Confraternita», hanno scritto i giudici (presidente Francesco Mazzaroppi).

Tutto era nato in seguito a un raggiro complicato, venuto alla luce grazie all’occhio attento di alcuni residenti del centro storico. Per questo cinque persone sono state indagate dalla Procura per concorso in false dichiarazioni, falso ideologico e falsa testimonianza.

I fatti in sintesi sono questi: un avvocato, due falegnami e due testimoni erano riusciti a convincere un giudice di avere diritto di usucapione su un palazzo d’epoca – disabitato da anni – sfruttando l’inconsapevole complicità di un ufficiale giudiziario. Quest’ultimo sarebbe stato raggirato da un avvocato compiacente. Una truffa bella e buona che ha come vittima l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento, ossia l’antico ente ecclesiastico la cui sede è nella chiesa di Sant’Andrea nel cuore del centro storico. La Procura aveva aperto un’inchiesta e i carabinieri del nucleo Tutela del patrimonio culturale avevano messo i sigilli nell’edificio storico. Nei guai erano finiti Giovanni Bosco Zedda, falegname, il suo datore di lavoro Davide Conconi, i due testimoni convinti a raccontare il falso durante il processo e un avvocato. Il legale, secondo il sostituto procuratore Elisa Loris, avrebbe ingannato l’ufficiale giudiziario facendogli notificare l’atto di citazione – per il processo che vedeva al centro della contesa proprio il palazzo di via San Sisto – nella falegnameria di Conconi, che con Zedda avrebbe ideato la truffa.

I due falegnami, stando alle indagini del pm, avevano puntato gli occhi su quel palazzo di grande interesse storico-architettonico perché la loro bottega si trova in via San Cristoforo, a pochi passi da via San Sisto. Per ingannare il tribunale avevano fatto in modo che i soci dell’Arciconfraternita, veri proprietari del palazzo, non venissero mai a sapere dell’udienza. L’atto di citazione era stato ritirato infatti in falegnameria da Davide Conconi che all’ufficiale giudiziario aveva detto di essere socio dell’ente incaricato del ritiro dei documenti. Il 6 maggio del 2013, vista la contumacia dell’Arciconfraternita, il tribunale aveva quindi dichiarato Zedda nuovo proprietario del palazzo d’epoca.

Il raggiro era stato scoperto a fine settembre perché alcuni abitanti della zona avevano segnalato che degli sconosciuti stavano cambiando le serrature del palazzo di via San Sisto. Grazie al lavoro scrupoloso dell’avvocato Laura Secchi, che tutela l’Arciconfraternita, è stata scoperta la truffa e i giudici d’appello hanno annullato la sentenza di primo grado.

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